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AFTER GENESIS The cryme of selling lambs NBB Records 2004 ITA

"Nel dettaglio questo progetto, nato dalla passione comune di Bocini e Cavicchi per la musica dei Genesis del periodo 1971 – 1974 con Peter Gabriel leader del gruppo, vuole offrire una doppia possibilità di ascolto: per gli estimatori dei Genesis ritrovare brani, nati in un contesto rock, rielaborati e talvolta trasformati in veste cameristica; per chi non ha vissuto musicalmente quel periodo conoscere musiche di assoluto valore per il loro contenuto armonico, melodico, ritmico e timbrico."
Questa presentazione dovrebbe già dire tutto: si tratta del progetto di tre musicisti toscani (Alberto Bocini, Alessandro Cavicchi e Andrea Baggio), appassionati dei Genesis e del Progressive anni '70, che hanno voluto provare a riarrangiare le canzoni e le musiche dello storico gruppo per pianoforte ed archi. Alle musiche si aggiungono ogni tanto delle frasi recitate, utilizzate essenzialmente per il loro suono nel contesto. Particolare, come viene evidenziato nel seguito della presentazione, il ruolo del contrabbasso, utilizzato ora a sostituire il cantato, ora i soli di chitarra o addirittura in improvvisazioni virtuosistiche. Il grosso dell'album è occupato dalla "The lamb lies down on Broadway suite", costituita dai momenti principali dell'omonimo album, tagliati e ricostruiti in maniera personale per andare a formare una nuova composizione cameristica di oltre 30 minuti. Ad essa seguono altri brani spot, nonché una traccia multimediale intitolata "The way Genesis were". La proposta è molto particolare, ma non originalissima, dato che oltre tutto è successiva all'iniziativa analoga del progetto "Genesis for 2 grand pianos"; il risultato invece è altalenante. Se, in generale, possiamo godere nell'ascolto di brani che ormai sappiamo a memoria in una nuova veste che non sia quella dell'ennesima cover band, dall'altra alcuni momenti dell'album ci fanno chiedere se non si tratti di talento e passione sprecata, dato che a fatica riusciamo ad assestarci su un ascolto piacevole. Qualche brano è certamente più riuscito di altri; questo è fisiologico, ovviamente. Peccato che talvolta la proposta abbia sonorità e connotati non proprio azzeccati e addirittura un po' disturbanti. Sull'utilità dell'album, in definitiva, ognuno potrà fare le proprie considerazioni.

 

Alberto Nucci

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