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ADVENT Cantus firmus autoprod. 2006 USA

Non sono moltissimi i gruppi che scelgono di emulare i Gentle Giant e sicuramente la band dei fratelli Shulman è il primo riferimento che viene in mente allorché ci apprestiamo ad ascoltare questa seconda fatica in studio degli Advent: la breve traccia di apertura, "GK contramundum" è costruita proprio su intrecci vocali molto caratteristici che non possono fare a meno di creare degli effetti di déjà entendu. Questo richiamo iniziale è deciso ma sicuramente è anche fra i più immediati e grossolani, mentre l'intero album è intriso di intrecci, arrangiamenti, citazioni colte che ci spingono verso la band inglese. Il pezzo portante del CD è la monumentale "Ramblin' Sailor" che riproduce, nei suoi diciotto minuti di durata, in maniera impressionante e fedele lo stile dei Gentle Giant, con richiami vistosi a "In a Glass House", sia in riferimento ai delicati idilli di canzoni intimistiche come "An Inmate's Lullaby", sia nelle espressioni più vigorose di "The Runaway". Insomma questi Gentle Giant li troverete riprodotti in tutte le salse in un bombardamento continuo: nella loro veste pseudorinascimentale, nei dialoghi fra tastiere e chitarre, negli arrangiamenti complessi e poco lineari, nelle melodie scherzose, fra le corde della chitarra acustica di Alan Benjamin, sotto le pelli di Drew Siciliano, fra i tasti dei fratelli Ptak (ebbene sì, abbiamo una coppia di tastieristi)… insomma fate un po' voi, se non sopportate i Gentle Giant tenetevi a debita distanza da questi americani.
Non possiamo quindi negare che quello di cui abbiamo parlato è fra i riferimenti più forti, soprattutto per quanto riguarda i passaggi acustici e soprattutto il cantato, anche quando non vengono utilizzate le caratteristiche sequenze corali, ma non è sicuramente l'unico che viene alla mente durante l'ascolto delle otto canzoni. Dietro ogni angolo sono in agguato i fantasmi di Camel, Genesis e Yes che intervengono a dare vita a paesaggi sonori sempre squisitamente sinfonici e rigogliosi. In qualche occasione i suoni si ammorbidiscono oltre misura, si dilatano in maniera vaporosa e a volte si sconfina addirittura in ambito new prog, come nel caso di "Awating the Call…" che presenta dei richiami alle produzioni di Jadis ed IQ nella loro veste più melodica. Decisamente poco elegante la chiusura del pezzo in dissolvenza ed è un peccato che il gruppo cada in errori così grossolani. Elegante invece appare l'altro breve pezzo, "Parenting Parents", che già nel gioco di parole ci riporta al Gigante Gentile, questa volta rievocato nei suoi aspetti più lirici, con un gusto tipicamente americano nel miscelare i vari elementi: nell'ambito di sequenze semiacustiche abbastanza tipiche circa il principale gruppo emulato, sul più bello spicca un intermezzo sfacciato alla "Wind and Wuthering" che crea un piacevole diversivo. Il songwriting delle tracce più brevi, che vanno dai due minuti dell'introduzione agli otto di "Your Healing Hand" è, come accennato, più disteso e sognante ma comunque gradevole. A corollario va detto che il CD comprende anche un paio di bonus track ("Rear View Mirror" e "Alison Waits") che sono state in realtà gia pubblicate nel primo omonimo CD in una versione presa direttamente dal demo tape e che finalmente vengono qui mixate nella maniera che la band avrebbe desiderato.
E' evidente fin da subito che l'originalità non fa parte di questo album ma, se vi piacciono certe qualità musicali e certe sonorità, non sarà affatto spiacevole avventurarsi nell'ascolto di "Cantus firmus", un album decisamente non travolgente, con alti e bassi ma con delle qualità che lo collocano se non fra le uscite principali quanto meno fra quelle più interessanti dell'anno.

 

Jessica Attene

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