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AZOTH The awkward age’s end Musea 2004 JAP

L’azoto è un elemento gassoso presente in una percentuale di circa il 78% nell’atmosfera, ciò ne fa uno degli elementi più presenti e fondamentali della vita come la intendiamo noi. Il termine deriva dal greco zoè (vita) che grazie a deprivativo davanti diventa “senza vita”. Questo è quel che dice la chimica. Invece guardando il significato alchemico e per certi versi biblico, succede che il significato muta in “da Alfa a Omega” in quanto la prima lettera “A” è la prima lettera di tutti le lingue occidentali, mentre “Z” “O” e “TH” sono l’ultima lettera degli alfabeti latino, greco ed ebreo.
Tutto questo ci dice qualcosa in merito al disco in recensione? Non saprei, ma il gruppo in questione non è assolutamente privo di vita, anzi.
Gli Azoth nascono in Giappone nel 1985, ma solo ora approdano all’uscita. E che uscita, se mi è concesso.
Prog Fusion di stampo nipponico, dinamica, trascinante, cangiante, potente, con forti connotati sinfonici che fanno ricordare altri gruppi tipo Pageant, Shingetsu, Ataraxia e, grazie al violino che comanda le parti melodiche di alcuni brani, trovano anche un discreto spunto personale.
Il cantato è interamente in giapponese, salvo i cori di uno dei migliori brani del lavoro “Time is Like a River” un brano molto PFM. Splendido nei suoi sviluppi jazzati, il brano più lungo del disco “Z” di oltre 12 minuti senza un attimo di cedimento.
Sul finire del disco arrivano tre brani di filato per quasi mezz’ora di musica di gran spessore.
Da sottolineare che per parecchi anni ad inizio di carriera il gruppo non componeva nulla di proprio, ma si presentava esclusivamente con covers di Zappa! Il tributo d’obbligo e qui rappresentato dal brano “Apostrophe”, questa volta non una cover, ma con diversi riferimenti al maestro, piuttosto interessanti.
Cercatelo e compratelo, non solo per appassionati di prog nipponico. Proprio un bel disco.

 

Roberto Vanali

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