Home
 
ARSENAL Unknown Arsenal 2005 RUS

Qualcuno dice che se vuoi trovare il Progressive Rock sovietico devi cercare fra i gruppi jazz. Questo detto vale in parte anche per gli Arsenal, band storica russa, fra le più celebri in epoca sovietica e nota anche oggi a livello internazionale, guidata dal grande sassofonista Aleksey Kozlov. Senza dubbio la scena jazz era quella che maggiormente permetteva di sperimentare e di esprimersi in un'epoca in cui il rock veniva visto con ostilità e gli Arsenal, con il loro stile aperto alle contaminazioni, non stonano affatto nell'ambito del nostro genere musicale che, almeno a livello ufficiale, non esisteva negli anni Settanta in Unione Sovietica. Il gruppo ha pubblicato negli anni una serie di ottimi LP per l'etichetta di stato Melodiya, anche se all'epoca ebbe i suoi problemi con le autorità, soprattutto per aver rappresentato l'opera rock "Jesus Christ Superstar", fatto questo che gli costò la censura da parte del regime. Il primo album fu registrato nel 1977 ma fu pubblicato soltanto nel 1980, poco prima delle Olimpiadi di Mosca, in occasione delle quali gli Arsenal suonarono dal vivo e si guadagnarono finalmente lo status di gruppo ufficiale. L'attività di Aleksey Kozlov continua tutt'oggi, sia a livello musicale (con una nuova versione dei suoi Arsenal e numerose collaborazioni, sia in ambito jazz che della musica da camera) ma non solo, visto che è stato in pratica il primo personaggio estraneo al partito comunista a scrivere un libro sul rock sovietico.
Senza dilungarsi troppo nei particolari, visto che una recensione non è certo l'ambito adatto, è bene comunque ribadire che gli Arsenal sono un elemento chiave per capire la scena musicale sovietica e che la loro musica, importanza storica a parte, è sicuramente di alto livello e di grande interesse. Gli album editi dalla Melodiya sono stati di recente ristampati ma a mio giudizio questo doppio CD riveste un'importanza particolare, dal momento che contiene delle tracce mai pubblicate dall'etichetta di stato e risalenti all'epoca di registrazione del primo album. Il bello è che il materiale proposto in questa raccolta non è affatto di scarto e presenta, oltre ad una buona qualità di registrazione, un valore artistico equiparabile alla produzione ufficiale del gruppo ed uno stile simile all'album di esordio, se non addirittura più complesso. Il materiale che ci viene proposto proviene da registrazioni sia live che negli studi radiofonici ed i pezzi migliori sono quelli contenuti nel primo CD. Fra questi solo "Ivory Tower" era stata già edita nel primo album della band ma questa versione appare comunque diversa dall'originale, mantenendo in linea di massima le vecchie linee melodiche ma con una ricchezza più vivace negli arrangiamenti e dei momenti solistici esaltanti. La registrazione risale al 1979 ed è stata raccolta in Ucraina in una fase molto delicata per la carriera del gruppo, che era stato diffidato per motivi ideologici e politici dalla stampa locale. Le tracce "Bolero", "Prelude in E-minor", "Presentiment" e "Ballade" furono registrate in studio a Kiev, all'epoca di quella tournée. Fortunatamente Kozlov chiese una copia personale di quella session, avvenuta in maniera semi-clandestina: i nastri originali furono cancellati dalle autorità e sarebbero quindi andati persi per sempre. Per lo sviluppo di queste tracce Kozlov ha deciso di usare alcuni temi di Eddie Harris, cosa che usava fare nei primi anni di vita del gruppo per far familiarizzare i compagni più giovani col mondo del Jazz contemporaneo. "Bolero" è proprio la traccia di apertura del CD, e anche la più lunga. Come per il resto dei pezzi il ruolo predominante è quello del sax di Alexey, i toni sono austeri e la base d'organo conferisce alla composizione un mood solenne. La melodia di base ha accenti spagnoleggianti e si sviluppa in maniera maestosa per culminare, nella fase conclusiva, in una serie di assoli chitarristici da brivido. "Prelude in E-minor" è un pezzo oscuro e di atmosfera, con una bella base arpeggiata di chitarra. "Presentiment", la seconda traccia del CD, è fra i pezzi che regala le emozioni più intense, con un'apertura lenta, dalle suggestioni quasi Floydiane, temi musicali dettati da un sax notturno e sognante, ed una sequenza finale che esplode letteralmente con intrecci e improvvisazioni al piano raffinatissimi. Alcune delle composizioni degli Arsenal hanno dei graziosi accenti folk, come nel caso di "Shaman's Dance", la terza traccia, che ricorda motivi della tradizione cinese che vengono riproposti con un approccio jazz. Questa traccia, così come "Forgotten Song", con begli intarsi di synth, fu registrata a Varsavia al festival Jazz Jamboree del 1978. "Alladine's Lamp", registrata in radio a Bratislava nel 1980, riprende tematiche arabeggianti appena accennate, che naufragano infine in un contesto più classicamente jazz, se così si può dire, con piano e contrabbasso che fanno da spalla alle improvvisazioni di Kozlov.
Nel secondo CD si trova una serie di registrazioni che risalgono al periodo "ufficiale" del gruppo, quello in cui gli Arsenal ottennero l'iscrizione presso la società filarmonica di Kaliningrad. In questo periodo circolarono nella band alcuni musicisti jazz di grande talento, le cui performance solistiche sono qui immortalate. Nel complesso trovo il secondo CD meno avventuroso e più improntato al jazz orchestrale delle big band, anche se è innegabile il suo valore documentale ed artistico. Lascio a chi fosse interessato all'acquisto (fortemente consigliato) di questo bellissimo album, la scoperta degli altri particolari biografici e musicali, grazie anche al prezioso booklet (con note anche in inglese) che si trova a corredo dell'opera, pubblicata anche nell'ambito di un ricco cofanetto antologico.

 

Jessica Attene

Italian
English