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ABRAMIS BRAMA Smakar söndag Transubstans 2009 SVE

Sappiamo tutti che nel corso della vita di un uomo accadono tanti cambiamenti, tante piccole situazioni che possono modificare nel corso del tempo il modo di pensare, di vedere le cose, di affrontare determinate situazioni. Sappiamo anche che qualsiasi cambiamento può essere vissuto come un piccolo o grande trauma da chi lo affronta e non tutti sono pronti ad affrontare determinati stress che possono anche portare a gravi conseguenze. C’è quindi chi vive benissimo senza il desiderio di dover cambiare qualcosa della propria vita. Tutti coloro che la pensano in questo modo, farebbero bene ad attaccarsi un poster in camera degli Abramis Brama che nel corso della loro carriera non hanno cambiato una virgola del proprio modo di suonare, del proprio approccio musicale e del proprio modo di porsi davanti al pubblico.
D’altronde, se gruppi come gli AC/DC fanno lo stesso disco da oltre 35 anni (avrei potuto anche fare un paragone con i Flowers King… ma non lo farò) riscuotendo un successo planetario (e da un loro cambio musicale di rotta resteremmo francamente delusi), perché dovremmo chiedere a questi svedesi di cambiare qualcosa della loro proposta musicale?
Gli Abramis Brama li avevamo lasciati un paio d’anni fa con un live veramente coinvolgente, li ritroviamo oggi con un disco che non aggiunge o toglie niente a questo gruppo. Chi li ama avrà un motivo in più per amarli, chi li odia avrà una ragione in più per odiarli. D’altronde anche gli AC/DC non piacciono a tutti…
Gli Abramis Brama si definiscono i re dell’hard rock settantiano cantato in svedese e probabilmente hanno ragione loro. La band di Stoccolma ha, infatti, una buona base di fan su cui può fare affidamento, riesce a riproporre in studio la carica che sviluppa nei live, hanno in Ulf Torkellson un frontman validissimo con la voce giusta per l’hard rock che propongono. Praticamente hanno tutte le carte in regola per arruffianarsi un certo tipo di pubblico.
Qualcuno potrebbe dire che rispetto a una cover band che riproduce i successi di Black Sabbath e Led Zeppelin non cambia niente. E’ una giusta osservazione, che non tiene però conto del fatto che questi svedesi (come tanti altri nel mondo purtroppo non in Italia dove suonare una cover di un gruppo è segnale di maturità artistica e unico mezzo di portare a casa qualche spicciolo) ci mettono la faccia, firmano cose che, pur clonando il passato, paradossalmente (e realisticamente) sono originali. Siamo consapevoli che brani come la title track, come “Kylan Kommer Inifran” o come “Långsamt” possiamo trovarli in qualsiasi album dei Mountain piuttosto che dei Cream o dei Sabbath ma onestamente prima di prendercela con gli Abramis Brama dovremmo prendercela con tutti quei gruppi, oramai famosi, che vivono di rendita sui loro successi passati e che difficilmente producono qualcosa di valido.
Per loro gli appassionati hanno sempre parole di giustificazione, giustificazione che non vale per questi ragazzi che hanno fatto l’ennesimo buon disco fotocopia con brani che seppure sul versante più commerciale ("N.E.J.") potrebbero almeno in Svezia far crescere la loro popolarità (non è la prima volta, infatti, che un disco targato Transubstans entra nelle classifiche dei dischi più venduti della penisola nordica. Segno che se si punta in una determinata maniera sul mondo musicale underground ci si può anche non perdere).
Per chi pensa che nella partita tra Abramis Brama - Musical Box, ossia tra due modi diversi di concepire la musica, bisogna sempre puntare sull’uno fisso, è un disco che può veramente risultare divertente. Si consiglia in ogni caso per chi non conosce questo gruppo di partire dal live uscito nel 2007.


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Antonio Piacentini

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