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ASTRALIS Voces del bosque Mylodon Records 2009 CHI

Già autori di uno sfavillante esordio nel 2006 con “Bienvenida al interior”, i cileni Astralis si ripetono con “Voces del bosque”. Rispetto alla line-up del primo album c’è solo l’ingresso del nuovo tastierista Mauricio Gaggero in vece di Juan Pablo Gaete (ospite comunque in un brano del presente lavoro), per il resto, tutto ruota attorno alla figura del cantante e chitarrista Patricio Vera-Pinto supportato da Mauricio Arcis al basso e da Sergio Heredia alla batteria.
“Voces del bosque” non si allontana musicalmente dalle sonorità del predecessore: un new-prog “anglo-sudamericano”, arioso, a volte energico, altre volte più carezzevole, sempre sostenuto da melodie vincenti, che sono il fil-rouge che ispira molte band latino americane.
I punti di riferimento dei 4 ragazzi cileni paiono subito evidenti (si pensi ai primi Pendragon, ai primi Marillion con Fish, alle Orme e ai Camel, solo per citare le band più note), ma grazie ad un gusto spiccato, una personalità non da meno, un ottimo (e particolare) cantante, tali “riferimenti” svaniscono ben presto al cospetto di una certa originalità di fondo. Pressoché assenti quelle reminiscenze riferibili alla musica tradizionale andina con l’uso, magari, di strumentazione del folclore locale. Niente di tutto ciò. O quasi.
I 6 brani che compongono l’album sono tutti di alto livello.
La lunga “Estas aqui” è forse la meglio riuscita anche per la sua atipicità: presenta infatti un lungo passaggio strumentale incentrato su delle tastiere quasi liturgiche (fra Goblin e Orme…fate voi) ben bilanciate dalla chitarra del leader Vera-Pinto. Gran bel pezzo.
Più riflessiva e pastorale, ma ugualmente splendida, “Saraswati”, dove risulta facile farsi trasportare e perdersi fra le liquide note della chitarra, qui molto floidiana, di Patricio.
La title-track, infine, ha il pregio di sapere fondere e migliorare un semplice new-prog con la vena mistica tipica di certe “Orme”.
Ma, ripetiamolo, l’album è da apprezzare nella sua interezza e non vi deluderà.
Da avere. Come il precedente, peraltro.


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Valentino Butti

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