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AFTER THE FIRE Signs of change Rapid 1978 (Roughmix 2004) UK

Con grande piacere ho scoperto che questo gruppo di culto inglese calca ancora le scene e ha curato la ristampa di questo, che è il suo album di esordio, completando la scaletta originale, di 6 canzoni, con altre 4 tracce risalenti ai suoi primi anni di vita. Mentre le produzioni successive non hanno nulla di particolare e di interessante, il primo LP degli ATF è uno splendido esempio di quel prog sinfonico che riesce a sopravvivere a cavallo di un’epoca, o meglio, alla fine di un epoca. Formalmente possiamo apprezzare delle canzoni di chiara matrice sinfonica, con bei riferimenti alla musica classica e barocca ma con una tavolozza sonora che inizia a trasformarsi in ciò che successivamente sarà conforme ai gusti musicali degli anni Ottanta. L’album ha un proprio fascino proprio grazie a questa ambiguità, con le sue composizioni che devono molto ai Genesis ma che non hanno niente dei caldi suoni vintage degli anni Settanta.
Soluzioni barocche e arzigogolate si inseriscono nel contesto di canzoni in cui si ricerca la linea melodica che resti in mente, il ritornello cantabile, parti corali d’impatto. E’ proprio il caso della traccia di apertura, “Dance of the Marionette”, una canzone che vi sorprenderete a cantare nei momenti più impensati già dopo il primo ascolto, con cori alla Boston, un cantato alla Peter Gabriel, sequenze sonore epiche e un sentore di quello che si trasformerà nel New Prog inglese che nascerà di lì a poco. I prodromi della New Wave si fanno sentire in maniera più accentuata nella successiva “Back to the Light”, un pezzo che non perde comunque i suoi connotati Progressive che finiscono col prevalere nella seconda parte. Il momento più alto del disco è forse rappresentato dalla centrale “Now that I’ve Found” che presenta belle somiglianze con gli England e con i canadesi Nightwinds ed una performance vocale di Andy Piercy a metà strada fra Peter Gabriel e David Surkamp dei Pavlov’s Dog. La title track è una gioiosa cavalcata barocca che si fa strada allegramente e a suon di Moog, che nella sua parte finale ha una verve che ricorda un po’ “The battle of Epping Forest” ma anche qualcosa dei primissimi Pendragon. Con le ultime due tracce si cambia completamente registro: la brevissima “Jigs” è una giga che fa da preludio a “Pilgrim”, un ritmato pezzo folk che ci rimanda alle tradizioni celtiche che si mescolano ad un prog sinfonico teatrale ed accattivante, che finisce infine col prevalere con l’andare dei minuti.
Finisce qui l’album di esordio ma, come avevamo anticipato, ci sono ancora 4 canzoni che comprendono 3 inediti ed una demo version di “Back to the Light”. Fra queste canzoni spicca “Samaritan Woman”, registrata nel 1974, un pezzo di 11 minuti costruito sugli intrecci fra la chitarra acustica e l’organo e che anticipa il classico stile della band, pur con contaminazioni psichedeliche più marcate. “Hallelujah” è la primissima canzone registrata dalla prima incarnazione della band, che comprendeva, nei primi anni di vita (1971) Peter Banks alle tastiere, John Leach al basso e Ian Adamson alla batteria, con l’aggiunta di Andy Piercy nel 1974. Il repertorio della band comprendeva in questa fase della propria storia canzoni di ispirazione cristiana, e ci spieghiamo così meglio i titoli di queste canzoni. L’intro di organo di questo pezzo è preso da un inno liturgico di Pasqua e fa da cornice ad una composizione fresca ed ingenua che possiede un suo fascino tutto particolare. La line up del debutto discografico comprendeva, a parte Piercy e Peter Banks, Nick Battle al basso e Ivor Twindell alla batteria. La stampa avvenne per una etichetta privata, dopo numerosi frustranti rifiuti da parte delle etichette di musica cristiana, in una tiratura di 4.000 copie, alcune delle quali con inserti contenenti i testi, e la sua distribuzione avvenne tramite mail order. Allo stato attuale il disco potrebbe suonare un po’ datato ma all’epoca, pur essendo arrivato troppo tardi per il panorama prog, allora agonizzante, conteneva in sé i germi del futuro, risultando in un certo senso all’avanguardia. L’acquisto di questa ristampa, che può avvenire tramite il sito della band, è consigliato agli amanti del prog rock sinfonico ma anche a quelli che preferiscono il New Prog, in particolare quello legato ai primi passi di Marillion e Pendragon.



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Jessica Attene

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