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ANUBIS Hitchhiking to Byzantium Bird's Robe Records 2014 AUS

Alzino la mano quanti di voi hanno conosciuto band (anche “fondamentali”) nel campo progressive in netto ritardo rispetto alla pubblicazione di un loro album. Beh, io sono fra quelli che la mano la alzerebbero abbastanza di frequente e, fortunatamente, anche per gruppi che la storia della musica non l'hanno fatta né mai la faranno. Tutto questo preambolo per dire che fino a qualche mese fa non conoscevo affatto gli australiani Anubis. Recuperata in breve tempo la scarna discografia, un album nel 2009 (“230503”) ed un altro datato 2011 (“A tower of silence”) ed avendoli entrambi apprezzati (splendido in particolare il secondo), non potevo che attendere con impazienza l'annunciato “Hitchhiking to Byzantium” che puntualmente è uscito qualche mese fa.
L'invito per i progsters italiani è quello di iniziare a conoscere la proposta degli Anubis, da annoverarsi nel tanto bistrattato new-prog, ma importante e di ottimo valore. “Hitchhiking to Byzantium” è suddiviso in 10 tracce di valore piuttosto omogeneo, anche se la spina dorsale del lavoro è rappresentata oltre che dalla title track, dalla lunga (quasi 16 minuti), “A room with a view”, in cui il gruppo raggiunge l'apice espressivo. Il brano che dà il titolo all'album, che sfiora i 10 minuti, inizia in modo melodico con chitarra elettrica in bella evidenza e piacevoli tappeti di tastiere e la voce di Robert James Moulding ad assecondare con naturalezza i cambi di umore del pezzo. Qui i recensori in lingua inglese la farebbero molto breve: IQ meets Pink Floyd. Ed in questo caso il dono della sintesi, oltre che necessario, è pure azzeccato. Un pezzo molto famigliare, confortevole, che mette a proprio agio come la solita chiacchierata al bar. Niente di destabilizzante o, ancor di più, inaspettato, ma un brano pieno di tranquillizzanti certezze. E quanti di noi hanno bisogno proprio di questo? Come per molte band storiche (penso proprio al gruppo di Nicholls, anche se il recente “The road of bones” spezza in parte queste convinzioni) gli Anubis questo sanno fare, questo (probabilmente) il fan medio vuole, e questo il gruppo offre. Ed il cerchio si chiude. L'altro pezzo forte dell'album è rappresentato dalla suite “A room with a view”. Nel brano è presente tutto l'Anubis-sound, se così possiamo dire: il repertorio floidiano e IQ è rivisto e corretto, non viene dimenticato il verbo marillioniano (quello dell'ultimo Fish e del primo Hogarth, non ancora “padrone”, per intenderci), quello hackettiano non è proprio sconosciuto, gli Yes fanno anche loro una “comparsata”, vogliamo dimenticarci un pizzico di Jethro Tull? Certo che no!!! Eppure.. Eppure la qualità del “déjà entendu” può variare da gruppo a gruppo, e nel caso degli Anubis la qualità è alta, talvolta molto alta. Non dimentichiamo ovviamente gli altri brani che compongono la raccolta. La soffusa introduzione con la breve “Fadeout”, il puro ed ammiccante new prog di “A king with no crown”. Il quasi pop di “Dead trees” con il suo simpatico ritornello, ma anche con un doppio splendido “solo” di chitarra. La nervosa “Blood is thicker than common sense”, con qualche tentazione heavy subito edulcorate da trame floidiana e “svisate” d'organo. Ed, ancora, le splendide melodie di “Tightening of the screws”, radiofonica quanto basta, ma che non manca di momenti più incisivi nelle parti strumentali. E non scordiamo certo “Crimson stained romance” in cui ancora confluiscono i Floyd di “The division bell”, un organo da chiesa che spariglia un poco le carte, ed un finale degno dei migliori IQ (si, ancora loro...).
In conclusione “Hitchhiking to Byzantium” è un lavoro molto valido, forse un tantino inferiore a “A tower of silence”, ma meritevole di far parte di una discoteca prog rispettabile. Fatta non solo di “imprescindibili”.



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Valentino Butti

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