Home
 
ATOMIC APE Swarm Mimicry Records 2014 USA

Gli Atomic Ape sono la nuova creatura nata dalle ceneri degli Orange Tulip Conspiracy e dalla mente creativa di Jason Schimmel, già negli Estradasphere e nei Secret Chiefs 3, con la collaborazione di quasi 30 musicisti, tra cui altri membri degli Estradasphere stessi, che si alternano nelle 11 tracce di questo album di debutto. In effetti ogni traccia presenta una line-up differente, ognuna di esse dettagliata all’interno del digipack, e di conseguenza anche connotati e caratteristiche differenti; caratteristica comune è una sorta di surf rock-fusion muscolare, con grande utilizzo di fiati e contaminazioni di vario tipo e varia provenienza geografica. Ogni traccia meriterebbe di sicuro un commento specifico, per le proprie caratteristiche peculiari; è difficile descriverne in poche parole ogni caratteristica, dato che da un momento all’altro si passa dal paso doble alla big band, dal klezmer dagli aromi balcanici al metal, passando attraverso influenze arabe e mediorientali allo zeuhl, in un tripudio di ambientazioni zappiane. Niente sembra essere precluso ai musicisti che si alternano nelle varie tracce; il mal di testa per l’ascoltatore è costantemente dietro l’angolo ma si riesce comunque senza difficoltà ad orientarsi in questa musica dai continui cambi di atmosfera e dall’umore schizoide che sembra quasi la colonna sonora di un film d’azione (un bizzarro remake di King Kong magari… come sembra suggerire la copertina e il nome stesso scelto per il progetto…?).
L’inizio dell’album ci propone 4 brani dalle movenze concitate ed eclettiche, forse tra i momenti migliori dell’album. “Red Tide” ci assale violentemente coi suoi suoni tra lo zeuhl ed il circense, passando poi il testimone a “The Blind Snake Charmer”, che si avvia su sonorità spagnole e arabe, salvo sfociare in un pezzo jazzato in cui i fiati fanno da continuo contrappunto e danno al brano il sapore della big band. “Heraklion” è solo apparentemente più calma e gioca sull’elaborazione di ritmi greci-balcanici; “Penumbra” ritorna su ritmiche indiavolate, sempre miscelando jazz e sonorità esotiche. Siamo arrivati alla parte centrale dell’album che presenta 3 brani dai connotati simili, dalle ritmiche rallentate ma inquietanti che, nel nostro immaginario film, potrebbero far da preludio al disastro imminente. Con “Nerve Agents” torniamo infine a sudare per raccapezzarci in questo guazzabuglio di stili e ritmiche strane; l’album si chiude col brano più lungo del lotto (7’17”), la clownesca “Rhythm Futur” che sembra non volerci abbandonare più e invitarci quasi a ballare su questi buffi ritmi.
Questo disco ha indubbiamente richiesto una buona dose di coraggio per la sua realizzazione, e quasi altrettanto coraggio ci vorrà da parte di chi ci si volesse accostare; vi assicuro tuttavia che si tratta di coraggio ben ripagato. Potreste essere sopraffatti da svariati sentimenti e stati d’animo ascoltando “Swarm”; di sicuro, tra questi, non ci sarà la noia.



Bookmark and Share

 

Alberto Nucci

Italian
English