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APERCO The battle autoprod. 2016 ISR

Se avete avuto modo di imbattervi nel primo singolo che anticipava quest’album, diffuso ovviamente su Youtube, sareste portati a farvi un’idea leggermente errata su questa band. Il singolo infatti si intitola “Focused” e, come si può presagire, è una sorta di omaggio proprio ai Focus, un breve (poco più di due minuti) omaggio allo storico gruppo olandese, con flauto in primo piano e ritmica brillante. Questa è peraltro la prima traccia dell’album, appena susseguente alla breve “Intro” strumentale. Il resto dell’opera prima della band israeliana invece si pone su un piano piuttosto diverso, portandoci ad accostamenti che gravitano nell’universo floydiano: i Floyd stessi o gli Eloy, oppure i francesi Pulsar… senza per questo plagiare (beh… raramente) granché.
“The Battle” è un concept album, come ci spiega la band, “pieno di motivi raffiguranti il ciclo di vita di una persona, mentre ogni traccia nel disco descrive un diverso stadio emotivo”. E’ costituito da 10 pezzi, sempre in bilico tra sonorità retrò e più attuali, caratterizzate da un bel Prog ricco di armonie raffinate, spesso accattivanti, ed atmosfere spesso ampie ed avvolgenti. Il cantato è usato con parsimonia, il disco non è di certo verboso e viene sempre lasciato ampio spazio alle parti strumentali.
I primi due brani (“Another Day to Live” e “A Call for Submission”), dopo quelli già citati, si situano decisamente nell’orbita del pianeta Floyd. La band sembra inseguire le orme di Gilmour e soci (ed ex soci), ma la parte migliore dell’album non risiede senza dubbio in queste due canzoni, in cui anche il cantato lascia un po’ a desiderare. La lunga title-track risolleva decisamente le sorti; si tratta di un brano molto articolato e ricco di buoni spunti strumentali, ancora sugli stessi territori dei precedenti (ci sento un po’ di “One of these Days”, specie nella parte centrale) ma di certo più riuscito.
“Euphoria” cambia decisamente registro, iniziando con le più classiche sonorità new Prog per poi sfociare in una sorta di omaggio ai Camel. “Delirium Before Lunch” presenta un collage di atmosfere misteriose e inquietanti, per un brano molto frastagliato nonostante la durata contenuta a 5 minuti. “Dissonant Sound Within” presenta un classico arrangiamento floydiano e pare un’eventuale bonus track di “Dark side of the Moon”. “Horizon” è un breve pezzo per (toh!) chitarra acustica (ma non è una cover, non vi preoccupate) e flauto; carino.
La conclusiva “Awaken” è la traccia più lunga del lotto, superando di ben un secondo la title-track, ed ha connotati del classico Prog anni ’70, floydiano solo di striscio, stavolta. Una parte centrale dominata da un funambolico assolo di tastiere e un finale ad ampio respiro consentirà al gruppo di accattivarsi saecula saeculorum gli appassionati di Prog classico.
Pare che gli Aperco stiano godendo di un certo successo in patria, che ogni loro concerto sia sold out e che siano stati scelti come opening act dei Deep Purple, lo scorso maggio. Di mio posso dirci che questo loro album d’esordio è un po’ altalenante ma grazioso; certo che è un po’ derivativo, quando più e quando meno, ma alla resa dei conti si tratta di un dischetto più che gradevole e non certo monocorde dall’inizio alla fine.



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Alberto Nucci

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