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ALESSANDRO ANGELONE Stars at dawn Music Force 2019 ITA

Il diciassettenne pescarese Alessandro Angelone esordisce con un album acustico, suonato in solitaria con la propria chitarra. Dal 2014 all’Accademia Professionale Musica (nei corsi di chitarra moderna con Beny Conte e nei laboratori musicali con Gianluca Esposito), il giovanissimo musicista abruzzese ha già partecipato a diversi concerti organizzati dalla stessa APM. Ha vinto il concorso SGT Musica Awards nel 2017, bissando il successo l’anno seguente alla prima edizione del Concorso Anxanum Music Awards. L’anno 2019 si dimostra un crocevia importante: Angelone si appresta infatti a conseguire l’ottavo ed ultimo livello di chitarra acustica presso il Trinity College di Londra, preparando contestualmente il settimo di chitarra elettrica. Contemporaneamente, esce la sua opera prima. Come è facile intuire, il lavoro non è per nulla prog ma si basa su uno stile molto intimistico, a tratti minimale, che mette in mostra un fingerstyle molto limpido. È qui presente anche la composizione intitolata “Dreams”, con cui il nostro ha partecipato al concorso “Take me back” per una colonna sonora. Proprio questo pezzo, assieme ad altri come “Leaden Heart” o “Night” (molto convincente soprattutto nella seconda parte), proiettano il chitarrista nostrano nella dimensione dei commenti sonori tipici delle pellicole italiane degli ultimi decenni. Pur non essendoci alcun riferimento blues, nei pezzi sopra citati sembrano comunque esserci dei contatti col compianto Roberto Ciotti, nello stile che lo vide collaborare con Gabriele Salvatores. Si tratta ovviamente di qualcosa di ancora embrionale, ma che potrebbe aprire delle strade assolutamente interessanti e da non sottovalutare affatto.
Angelone sarà probabilmente un fan di Michael Jackson o deve comunque apprezzarlo molto, perché negli undici brani che non superano mai i tre minuti ci sono due cover che fanno capo alla pop-star americana: “You Are Not Alone”, scritta da R. Kelly proprio per Michael Jackson e da lui resa famosa, a cui fa poco più in là seguito “Love Never Felt So Good”, a firma del cantante assieme al celeberrimo Paul Anka. Tra tutte le altre, da segnalare “Rayn”, che sembra possedere maggiore energia rispetto alle altre tracce.
Un album non certo lungo e che quindi non corre il rischio di far stancare; le pennate secche fanno da accompagnamento ai fraseggi che potrebbero fare da piacevole sottofondo durante un appuntamento galante. La soddisfazione di esordire nel mercato discografico è stata tolta, adesso ci si aspetta qualcosa di sostanzioso, che esprima in un contesto più maturo le potenziali capacità.



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Michele Merenda

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