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AXCRAFT Dancing madly backwards autoprod. 1974 (Akarma 1999) USA

L'etichetta spezzina effettua un bel colpo producendo un album di materiale semi-inedito di questa band americana, tra le più belle cose che io abbia ascoltato ultimamente e di cui, onestamente, non avevo mai sentito parlare. Le 7 tracce in esso contenuto hanno un sapore dolce / acido, fatto di quel rock dai suoni talvolta ruvidi e molto early '70s contenenti gli ultimi echi di psichedelia west coast (vengono giustappunto alla mente Grateful Dead o Jefferson Airplane), ma innegabilmente calati in un contesto di Prog sinfonico senza mezze misure. Fin quasi dalle prime note veniamo cullati dalle ritmiche pacate e incantatrici del gruppo californiano (non a caso), ma non scevre di slanci ed accelerazioni guidati dalle due chitarre, da una registrazione che, pur eccellente, è abbastanza grezza da non perdere la dimensione live (e due pezzi sono effettivamente registrati dal vivo). Dopo i pur ottimi due brani introduttivi, la parte centrale del disco è occupata da tre perle quali "727 suite" (dall'incredibile somiglianza stilistica, e anche di suoni, con gli Ange dei bei tempi), la delicata e quasi lirica "Firewheel", e infine la bellissima, piacevolmente ossessiva, title-track. Si tratta di un album che senz'altro può interessare più d'un po' a chi ama sonorità e atmosfere vintage, lasciando forse da parte ogni remora modernista, salvo però ricordare che la buona musica non diventa mai vecchia...

 

Alberto Nucci

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