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THE BLACK Refugium peccatorum Black Widow 1995 ITA

Nell'arte, oggi la multimedialità, l'interscambio concettuale rappresenta un fenomeno quanto mai à la page. Ed anche restringendo l'analisi al campo della musica, l'attuale mania di crossover, riscontrabile più o meno ovunque, è certo una giusta esigenza prima ancora che una moda. Le accuse di opportunismo rimangono, in ogni caso, quanto mai lontane dalla figura di Mario The Black Di Donato, eclettico artista pescarese che da sempre divide la sua attività fra musica, pittura e studi rigorosi di cose antiche. L'elegante copertina apribile riporta dei bei quadri dello stesso Mario, che intrigano assai nella loro combinazione fra grottesco e naïf. Musicalmente, invece, è corretto affermare che qui non esistono clamorosi scollamenti con quanto proposto, in passato, da Di Donato nei suoi numerosi dischi a firma Requiem (band però con una leggera inclinazione speed-thrash) o - appunto - THE BLACK. Quello che si continua ad ascoltare è, tutto sommato, un heavy metal molto classico con parecchie reminiscenze dark, le quali sono però riconducibili, più che ai Black Sabbath, ai gruppi della NWOBHM attratti in varia misura verso l'occulto: Angel Witch, Holocaust, Witchfynde, A-II-Z, Witchfinder General... Come il marchio di fabbrica della Black Widow richiede, sono state inserite le tastiere, ma da qui a dire che Di Donato si è trasformato in un prog-man ovviamente ce ne corre (e ciò non è in sé negativo): le trame on keyboards sono infatti composte e suonate da membri esterni al gruppo, e fungono più che altro da interludi fra una cavalcata heavy e la successiva, pur contribuendo a creare notevoli atmosfere da tregenda: temporali, campane a morto, rintocchi d'organo à la Goblin... Comunque il metal di THE BLACK è interessante e non risulta copia passiva dei modelli succitati, amando spesso vestirsi di un originale abito liturgico conferitogli da un assetto vocale simile a una litania. Anche se, onestamente, va detto che cantare non è proprio ciò che a Di Donato riesce meglio: sarà un caso, ma i due pezzi dell'album che più convincono sono "De Profundis Tenebrarum" e "Juvanum - II versione", in cui interviene la voce potente di Eugenio Metus Mucci. "Refugium Peccatorum" è sicuramente la miglior cosa che THE BLACK abbia inciso, insieme a "Infernus, Purgatorium et Paradisus" (con cui condivide un paio di tracks). Il lavoro è tutt'altro che virtuoso o iperprodotto, ma a me piace proprio in virtù di questa genuina artigianalità.

 

Francesco Fabbri

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