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BAKERLOO Bakerloo Harvest Records 1969 (Akarma 2003) UK

Verso il 1968, periodo cruciale per quello che diverrà il music business in futuro, venne fondata una delle etichette discografiche più importanti ed influenti della storia del rock, la Harvest, succursale "underground" (le virgolette sono d'obbligo) della EMI, futura responsabile dell'enorme successo di gruppi come Pink Floyd, Deep Purple. Al di là dei grossi numeri, la Harvest è stata una delle prime etichette apertamente dedicate al "progressive" e fu coraggiosa responsabile della produzione di musicisti geniali ed impegnativi come Third Ear Band, Roy Harper, Forest, Tea & Symphony, Syd Barrett, Greatest Show On Earth, Barclay James Harvest, Pete Brown e Battered Ornaments, i Pretty Things del capolavoro Parachute, Quatermass e, non ultimi, i grandi Bakerloo di Dave "Clem" Clempson, futuro chitarrista dei Colosseum ed Humble Pie.
Figli diretti del boom british blues esploso con il grandioso successo dei Cream, i Bakerloo nel giro di una esistenza piuttosto breve hanno lasciato ai posteri un unico album omonimo, eccellente testimonianza del passaggio fra il blues rock ed un'attitudine di ricerca creativa e sperimentale che verrà etichettata genericamente come progressive rock. La classica formazione power-trio comprendeva, oltre Clempson, una sezione ritmica formata dal bassista e cantante Terry Poole e dal batterista Keith Baker, futuro batterista degli Uriah Heep di "Salisbury", nonché fondatore insieme a Poole dei May Blitz (Poole entrerà successivamente nel gruppo di Graham Bond); i riferimenti ai Cream sono evidenti e dovuti, come anche il rispetto verso il blues classico. Ma é davvero significativa la scelta di inserire un pezzo standard come "Bring It On Home" di Willie Dixon seguito da una raffinatissima rilettura in chiave jazz rock barocco, con tanto di harpsicord e tromba, della celeberrima "Bourée" di J.S.Bach: il blues è diventato appena una base su cui poggiarsi per andare oltre la canzone ed abbattere le barriere. Nei tre brani chiave del disco "Last Blues", "Gang Bang" e "Son Of Moonshine", si respira una tensione creativa che lascia senza fiato: "Last Blues" è una marziale ballata psichedelica di sette minuti che si evolve in un crescendo ritmico indiavolato per raggiungere il culmine in un lancinante ed allucinato assolo di chitarra, "Gang Bang", titolo alquanto allusivo, è una strumentale di oltre sei minuti che ci riporta su territori jazz rock, un brano torrido e sensuale, reso memorabile anche da uno splendido assolo tribale di batteria (un buon spunto per la celebre "Moby Dick" degli Zeppelin?), "Son Of Moonshine" è infine un tortuoso e monumentale viaggio cosmico di tre musicisti in stato di grazia, una pazzesca jam di quindici che parte da un blues roccioso e poco ortodosso per lanciarsi verso differenti digressioni strumentali poggiate sulle impressionanti ed implacabili progressioni solistiche di Clempson. Se pensiamo al ruolo che la chitarra elettrica ricopre nella musica di questi ultimi anni, praticamente nullo, vien davvero voglia di tornare indietro nel tempo, quando suonare un assolo era ancora visto come un gesto musicale e creativo...

 

Giovanni Carta

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