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BANDHADA Bandhada 1984 (Mylodon Records 2005) CHI

Un'ottima riscoperta, che difficilmente riusciamo a comprendere come possa esser rimasta nascosta fino ad oggi, è quella dell'unico album pubblicato da questa band cilena, registrato in un'unica session nel 1984. La musica dei Bandhada è interamente strumentale ma l'onnipresenza del flauto traverso, suonato da Juan Carlos Neumann, rende il cantato del tutto inutile. Per il resto la musica è un florilegio di quanto di bello uno si può aspettare da una band sudamericana: temi ricchi di melodia e sentimento, ispirazione sempre presente un feeling positivo che rende piacevolissimo l'ascolto di queste 8 composizioni (incluse due inediti live, aggiunti come bonus-tracks). Il Prog sinfonico, fortemente contaminato dalla fusion, dei Bandhada può dirsi influenzato da band come Camel e Hatfield & The North, ma senza assomigliare decisamente a nessuna di esse, prendendo piuttosto i connotati di molte bands sudamericane similari, più che altro per l'approccio musicale. Il continuo rincorrersi tra chitarra (suonata da Carlos Chung) e flauto è il tema conduttore di tutte le composizioni della band, mentre le tastiere (essenzialmente piano elettrico) svolgono un ruolo di retrovia, limitandosi a contrappuntare qua e là e a svolgere un lavoro spesso oscuro di collante, mentre la sezione ritmica dà invece il suo valido contributo, anche in termini di creatività. Basso e batteria fanno quello che dovrebbero fare questi strumenti in un album jazz-rock che si rispetti, offrendo un valido supporto ai temi e ai riff dei due strumenti protagonisti ma venendo spesso in primo piano per offrire variazioni ed intercalari ben concepiti e realizzati. Sicuramente non si può definire la musica di questo CD come puro jazz-rock, ma si tratta di un'ottima release di una band che rappresenta una scoperta interessantissima che sicuramente è in grado di affascinare gli amanti di un Prog sinfonico iper-melodico, ma con spunti anche complessi ed elaborati.

 

Alberto Nucci

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