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BEARDFISH The sane day Progress Records 2005 SVE

La produzione Prog svedese è alquanto nutrita: la maggior parte dei gruppi in produzione, se di recente formazione, si rifà ai vari gruppi madre e a parte pochissime eccezioni si hanno di fronte formazioni e idee più o meno derivate.
Questi Beardfish, il cui debutto avvenne nel 2003 con "Fran en plats du ej kan se" (Da un posto che tu non puoi vedere) seppur con i riusciti tentativi di dare un tocco personale, fanno parte di questa seconda cerchia, e ora si presentano con un secondo lavoro, nientemeno che un doppio CD. Il discorso di parziale rivisitazione dei temi cari ai progster corre parallelamente a quello operato dai conterranei Black Bonzo, ma qui c’è di meglio e c’è di più.
Questo disco parte dal punto di incontro di realtà sublimi: là dove i Gentle Giant incrociano gli Echolyn, là dove i National Health trovano il Frank Zappa della seconda metà anni ’70, là dove Mike Oldifield inciampa nei Pink Floyd e ruba temi a migliori Gong psichedelici.
Però nulla suona vecchio o stantio. Tutto è fresco e portato ai giorni nostri in splendida evoluzione. Mi rendo conto di aver citato la crema delle creme ma provare per credere. Per me è stato amore al primo ascolto e al momento di scrivere dopo almeno 6 ascolti completi (di quasi due ore ciascuno) mi sto innamorando sempre più.
La voce di Rikard Sjöblom, che tra l’altro suona anche chitarra nel canale di sinistra, tastiere e percussioni toniche, è splendida, duttile, dotata di grande estensione con incredibili e funambolici passaggi dalla voce di petto a quella di testa.
Il socio comprimario è David Zackrisson, chitarra canale di destra e tastiere. Il gruppo chiude con Robert Hansen, basso, chitarra ritmica e voci e Magnus Östgren batteria.
18 brani dai 2 ai 13 minuti, tutti belli senza cedimenti a partire dalla brevissima e splendida “Sun is the Devil” una sorta di “Harold The Barrell” della situazione per arrivare alla dilatata “A Love Story” con la sua ripresa di pianoforte “Love Revisited”, con echi di Camel prima maniera, Family e Traffic e con cantato alla Chapman. Da citare la notevolissima “Igloo On Two” dal sapore Oldfieldiano, “The Gooberville Ballroom Dancer” canterburiana con rimandi ai Gong e con esercizi vocali sublimi, “Mystique Of The Beauty Queen” con sbalzi Zappa – Gentle Giant. “Mudhill + Return” per 10 minuti complessivi di Pink Floyd nelle atmosfere e Gentle Giant per le intricate tessiture ritmiche e melodiche. Chiude il doppio CD “The Reason Of Constructing And Or Building A Pyramid” brano particolare con più sperimentazione di stampo psichedelico-beatlesiana, essendo questi ultimi uno dei loro monumenti ispiratori. Ogni brano di questo lavoro è composto da almeno due / tre melodie che potrebbero portare ad altrettante canzoni differenti, tanto per dimostrare la notevole spinta creativa del periodo.
Un gran disco signori amanti del prog. Un CD che dimostra capacità compositiva e adattabilità dei componenti il gruppo, che rimestano il prog nel grande calderone e ne tirano fuori linfa di prima qualità. Un disco che, immagino, nessuno si pentirà di aver comprato. Un lavoro che ha avuto la ampia e piena sufficienza in ogni brano. Bello, bello.

 

Roberto Vanali

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