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ANDREW BOOKER Ahead EAR Records 1996 UK

Produrre un lavoro solistico pare oggi la cosa più facile del mondo: basta collegare le proprie tastiere ad un computer, registrare il tutto su DAT e dare il nastro ad uno dei troppi appassionati-collezionisti, che si è improvvisato produttore musicale. Il costo economico di tale operazione credo sia oggi abbastanza ridotto, mentre cresce sempre di più il "costo" in termini di reputazione che una realizzazione del genere può avere sullo sprovveduto autore solista. Non siamo più negli anni '80, quando le uscite annuali di progressive si contavano sulle dita di una mano, e sulle quali l'appassionato si gettava quasi incondizionatamente. Oggi il mercato e ricco di nuove proposte e compiere un passo falso che comprometta il proprio buon nome è assai facile. Questo lungo preambolo serve per poter parlare di un'opera, quella di Booker, che per fortuna sfugge ai canoni stereotipati del classico lavoro solistico (quanti sono quelli che non si distinguono l'uno dall'altro!). Andrew Booker, tastierista, cantante e batterista di "Ahead" è riuscito a rappresentare un insieme armonico raffinato, quanto lo erano le ariose aperture di certi indimenticati Ezra Winston. Certamente, le somiglianze con il gruppo romano, sono fortemente limitate dall'assenza di un vero e proprio ensemble, ma alcuni passaggi tastieristici, non possono non rinnovare la nostalgia per uno dei grandi gruppi di casa nostra, così avaro nel regalarci nuove produzioni. L'ambientazione ed il feeling elettronico-metropolitano non impedisce al giovane compositore inglese di poter ambire ad un posto in quel ristretto gruppo di band e autori progressivamente nobili, per la loro aristocratica vena compositiva. Al proposito si nota un intenso trait-d'union melodico con gli iberici Galadriel del secondo lavoro "Chasing the dragonfly", forse anche per le acute somiglianze con l'atipica voce di Jesus Filardi.

 

Giovanni Baldi

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