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BEING & TIME Being and time Poseidon/ Musea 2009 JAP

Fra i pregi del popolo giapponese non manca sicuramente il senso dell'umorismo, leggo infatti nelle note di copertina di “Being & Time”: “A spectacular sound that opens the doors of perception of the 21st century! You will finally find that the ultimate successor to British progressive rock is in Japan”. L'autore di questo entusiasmante trafiletto, Hyroyuki Namba, tastierista dei Sense of Wonder, viene affiancato ineffabilmente dal classico foglio promozionale della Musea, grazie al quale veniamo a sapere che i Being & Time sono attualmente una delle migliori band prog giapponesi in circolazione. Dopo tanto clamore inserisco con trepidazione il cd nel lettore... e dopo pochi minuti trattengo a stento le risate! Insomma, quello che dieci-quindici anni fa poteva essere proposto come un demo prog appena sufficente, oggi rischia di passare come un mezzo capolavoro... Being & Time è un duo formato dal chitarrista e tastierista (nonchè autore di tutti i brani) Fuyuhiko Tani e dal bassista Hiroshi Tsukagoshi: i due ragazzi non fanno segreto delle loro influenze, non una novità di questi tempi, e costruiscono nell'arco di trentacinque minuti una serie di brani strumentali apertamente influenzati dai primi UK, King Crimson, Alan Holdsworth, con qualche ormai immancabile ammiccamento metal. Non si può certo negare che i Being & Time non ci sappiano fare con i loro strumenti, anzi! Peccato che dietro tanta ambizione ed esibizione la coppia Tani-Tsukagoshi non fa altro che eseguire il compitino progressivo con pochissima fantasia: ci sono gli assoli fusion, i riffs metal, l'ennesima citazione di “Larks' Tongues in Aspic part II”, il momento crossover chitarristico (un discutibilissimo “Nerve Center”) e le tastiere dal timbro prog tipicamente made in Japan. Questo disco suona artificiale e superficiale come pochi, i pezzi sono sviluppati poco e male senza andare oltre un'esibizione onanistica-virtuosistica delle proprie capacità tecniche. Aggiungiamo una batteria elettronica programmata talvolta in maniera tremenda e siamo a posto. L'unico brano che forse si salva dalla noia generale è il piccolo “Loops”, guarda caso proprio il pezzo più... “elettronico” e dinamico del cd. Com'è ovvio, questo cd è destinato esclusivamente ai feticisti di materia prog-nipponica e/o collezionisti all'ultimo stadio, altrimenti perchè spendere denaro e tempo prezioso per ascoltare qualcosa di completamente inutile?

 

Giovanni Carta

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