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SERGE BRINGOLF - STRAVE Serge Bringolf Strave Oméga Studio 1981 (Soleil Zeuhl 2011) FRA

Batterista transalpino influenzato dal grande Tony Williams, Serge Bringolf è da parecchi anni molto apprezzato negli ambienti jazz dell’Esagono. Il legame con il progressive è però sempre stato molto forte: oltre ad ascoltare diversi artisti classici dei Seventies (tra cui Jethro Tull e King Crimson), Bringolf, alla fine degli anni ‘70, si ritrovava spesso a frequentare il locale di Jacky Barbier A l’Ouest de la Grosne, palcoscenico importante per la crema della rock d’avanguardia francese (vi suonavano spesso artisti del calibro di Zao, Art Zoyd, Vortex, Potemkine, ecc.), nonché per diversi esponenti dell’area canterburiana. Formato un ampio gruppo che arrivò a toccare la quota di ben dieci elementi fu qui che incise il suo primo album, anche se questo significò arrangiarsi con un registratore a quattro piste. Grazie all’opera della benemerita Soleil Zeuhl è possibile riscoprire questa piccola gemma, che uscì in origine in doppio LP nel 1981 e che viene ora ristampato su unico CD. Il lavoro si snoda attraverso quattro lunghe composizioni, una per ogni facciata del disco, principalmente strumentali, basate su un agilissimo jazz-rock, attraverso il quale Bringolf può “divertirsi” e sbizzarrirsi variando continuamente i tempi e guidando una ricca sezione fiati (tromba, sax vari e flauto) verso percorsi labirintici ed entusiasmanti. Se a volte capita di poter individuare un certo parallelo con i Soft Machine o con i Nucleus orchestrali, in altri momenti si punta anche sull’avanguardia. I sax la fanno spesso da padrone, ma anche vibrafono, violino e flauto si ritagliano i loro spazi donando all’album una vivacità timbrica di enorme effetto. E se si può avvertire anche l’influenza dei primi Magma, non mancano strizzatine d’occhio alla cultura sonora mitteleuropea, mentre, quando Mano Kuhn interviene cantando in vocalese, riusciamo persino intravedere qualcosa che sembra percorrere certe sonorità del Pat Metheny Group. Tra jazz, prog e fusion, insomma, i punti di riferimento per Bringolf e i suoi Strave sono numerosi, ma la musica proposta trasuda enorme personalità. Nonostante la lunghezza (e i mezzi non ottimali a disposizione dei musicisti per la registrazione), l’album non stanca mai ed è un piacere riascoltarlo in continuazione per cogliere gli infiniti colori che offre e per assaporare la bravura di un batterista preparatissimo, che si mostra anche eccellente compositore e arrangiatore. I temi presentati si susseguono continuamente e in naturale evoluzione, lasciando ai musicisti una certa libertà e l’ampio parco strumenti regala una varietà timbrica davvero estremamente gradevole. Peccato che questo progetto non abbia avuto vita molto lunga, visto che dopo una cinquantina di concerti ed altri due album (che a questo punto speriamo siano ristampati) la band si sciolse nel 1983 ed il leader seguì altri percorsi musicali.


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Peppe Di Spirito

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