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THE BOOK OF TALIESIN The lake autoprod. 2010 ITA

Questo cd è il risultato dell’attività pluridecennale di Robert Schneider e Nico Brunello, che fin dagli anni ’70 hanno portato avanti, tra pause, riprese e inevitabili cambi di formazione, il gruppo The Book of Taliesin, da sempre orientato verso il progressive. L’album “The lake” vede le sue origini nel 2000, ma solo dopo 10 anni il duo ha deciso di terminare il lavoro, completando le composizioni e le registrazioni iniziate all’epoca e presentandosi agli appassionati con questa autoproduzione. Ad affiancare Schneider (voce, flauto e tastiere) e Brunello (chitarre e tastiere) diversi musicisti si sono alternati al basso e alla batteria. Dieci le tracce da ascoltare per cinquanta minuti di un new-prog con qualche venatura oscura. La prima, “Tomorrow and Tomorrow” evidenzia subito un suono molto chiuso, colpa di una registrazione tutt’altro che limpida. Sembra quasi di ascoltare una composizione risalente a fine anni ’80-inizio ’90, quando i gruppi di rock sinfonico registravano demo-tapes amatoriali. E’ un peccato, perché il brano non è male, tra cambi di tempo e di atmosfera e qualche intrigante melodia, ma i timbri degli strumenti sembrano sfasati e le parti cantate non convincono. Proseguendo l’ascolto, però, sono ben pochi i rilievi positivi ad emergere: il disco non decolla mai, a volte le composizioni sono troppo statiche e la presenza ingombrante della voce finisce per appiattire ulteriormente il tutto. E non basta la venatura dark di fondo, sempre presente, a risollevarne le sorti. In alcuni momenti mi sembra di ascoltare una brutta versione di “Esoteric poem” degli Asgard (non proprio il loro disco più riuscito…). Arpeggi di chitarra lontani, ritmi scolastici, dinamismo quasi nullo, scarso equilibrio tra i volumi dei vari strumenti e della voce… Già dopo una decina di minuti l’ascolto si fa molto pesante e raramente arrivano momenti che destano l’interesse. Giusto alcuni piacevoli solos di flauto (soprattutto) e di chitarra generano qualche nota lieta qua e là ma, a parte l’incipit, la voglia di togliere il cd dal lettore ci accompagna fino alla fine. Neanche quando provano a fare qualcosa di diverso, con “Mantra for the Queen of May”, tra percussioni estatiche e qualche cenno folk-psichedelico orientaleggiante, i Book of Taliesin ottengono risultati incoraggianti. Non so come sarebbe stato accolto questo lavoro undici anni fa. Forse il giudizio dell’ascoltatore, pur attorniato da un buon numero di proposte, sarebbe stato benevolo, apprezzando gli sforzi del duo e la loro voglia di far sentire la propria voce in un ambiente di nicchia. Eppure anche all’epoca (e a confronto con prodotti orientati sullo stesso versante) probabilmente non avrebbe convinto del tutto. Oggi come oggi, presentarsi sul mercato con un prodotto così artigianale, così poco curato e con composizioni dalle caratteristiche così banali, trite e ritrite, è quasi un suicidio artistico e, detto in tutta sincerità, questo “The lake” non lo consiglierei a nessuno.


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Peppe Di Spirito

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