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BALLOON ASTRONOMY Balloon astronomy autoprod. 2011 USA

Arrivano dalla California e più precisamente da San Diego i Balloon Astronomy: Jim Ledger (voce – chitarre - basso) e Glenn Little (tastiere – flauto - ukulele) che, con la collaborazione di alcune guest-star (su tutti Nick D’Virgilio che da quando non fa più parte dei “Beard” suona con tutti...) confezionano l’esordio omonimo.
Pur essendo facilmente etichettabile come new prog, magari senza troppe pretese, i ripetuti ascolti evidenziano invece notevoli raffinatezze sonore. Parecchie idee (magari non tutte sviluppate in modo compiuto), una capacità di fare tesoro delle esperienze altrui (Genesis in primis) pur con un sound moderno ed attuale.
Un gruppo dalle ottime potenzialità (non tutte espresse… e ci mancherebbe… è comunque un debutto…) che se solo saprà focalizzare meglio alcuni aspetti, potrà senz’altro far parlare di sé nel piccolo grande mondo progressive.
“Even odds” e “Roots run deep” cavalcano i Genesis (periodo “…and then there were three” e “Duke”) con buoni esiti. La frizzante “The odyssey”, più marcatamente rock, mette in evidenza le doti canore di Ledger; “Gentle day” (un breve strumentale) la sensibilità di Little alle tastiere.
“Sourness of days”, seppur piacevole, sfiora il pop raffinato.
Ottimo invece “By the strange water’s edge”, tra Oldfield e Wakeman.
“Sigmoid Fletcher“ è un bizzarro brano, il cui buffo testo pare uscito dalla penna di Gabriel del primo periodo genesisiano.
“Eagle” è un’altra bella composizione con tastiere enfatiche, squarci acustici ed un ottima sezione ritmica. Sono solo 5 minuti però e, pur apprezzando la sintesi, in questo caso forse il brano meritava di svilupparsi maggiormente avendone le potenzialità.
Il meglio viene lasciato per il finale: “Summer suite” (divisa in tre episodi distinti) è, a nostro avviso, la chiave di volta per capire la direzione che vorranno prendere i Balloon Astronomy nel prossimo futuro.
Le romantiche melodie di “One summer”, il malinconico interludio al pianoforte di “For Jackie” e, per finire, il saggio di bravura di “Summer afternoon” (ancora una volta ricco di suggestioni care ai primi Genesis), colpiscono sicuramente nel segno.
Sarebbe azzardato da parte nostra (e forse neppure nelle intenzioni del duo californiano) considerarli la risposta americana (semplificata finché volete…) agli strepitosi Big Big Train (che comunque hanno impiegato diversi anni e continui cambi di line up prima di arrivare ai livelli degli ultimi 3 lavori), ma se le premesse sono “Eagle”, “Sigmoid Fletcher” (perché no?) e la mini suite finale, allora…
Li aspettiamo comunque per una conferma ed un passo avanti ulteriore. Nella giusta direzione ovvio…


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Valentino Butti

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