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BRIDE OF CHAOTICA Ghosts on television Longview Records 2017 USA

Prendiamo un trio di musicisti attivi oggi e con la passione per il rock degli anni ’60 e ’70, in particolare quello psichedelico. Prendiamo una serie di canzoni legate proprio a quel periodo, che rievocano ancora immagini di un tempo indimenticato, fatto di raduni, grandi concerti, controcultura e West Coast. Ecco, chi si imbatte in questa band, denominata Bride of Chaotica (come il titolo di un episodio di “Star Trek: Voyager”) e nel loro ultimo disco “Ghosts on television” avrà modo di ascoltare una proposta davvero molto gradevole e legata a quell’epoca memorabile. Per quanto non originalissima, la musica proposta dal gruppo, che ha sede in Florida, riesce davvero a far rivivere certe emozioni legate ad un sound che vedeva protagonisti tanto tempo fa i Grateful Dead, i Beatles, i primi Pink Floyd, ecc. Ci troviamo di fronte a quattordici brani, tutti strumentali, di rock acido, che ci accompagnano per circa quarantasette minuti. Apertura e chiusura affidata a due classici dei sixties: “California dreamin’” dei Mamas & Papas e la celebre “While my guitar gently wheeps” dei Fab Four. In mezzo, tanti pezzi di breve durata, diretti, eppure ben concepiti, con la chitarra elettrica spesso protagonista e sensazioni positive trasmesse in continuazione. E’ una proposta stravagante a suo modo, ma sicuramente riuscita. Il più delle volte sembra di ascoltare canzoni che raccolgono l’eredità dei Pink Floyd di “Arnold Layne” e “See Emily play”. Ma ci sono anche momenti in cui viene a galla un pop-psichedelico divertente e diretto, più sulla scia di una Nancy Sinatra e delle sue collaborazioni con Lee Hazlewood. E, ancora, potremmo raccontarvi di brani che traggono spunto dal surf-rock dei Beach Boys, di sfumature vagamente jazz e fusion, o di soluzioni care a Crosby, Stills, Nash & Young… Ma si tratta solo di piccoli riferimenti che possono far capire a che tipo di ascolto si va incontro approcciando a “Ghosts on television”. Quello che conta di più è che siamo di fronte ad un prodotto validissimo, sicuramente contenente una forte componente di nostalgia, ben elaborata attraverso soluzioni che fondono a meraviglia stili di artisti diversi. Ce ne fossero di gruppi capaci di riadattare in questo modo il sound del passato! Meritano solo elogi, quindi Bill Bechtel (chitarra e tastiere), Robert “Red” Redmond (basso) e Tim Turthill (batteria e percussioni), autori di un disco divertentissimo e capace di coinvolgerci dal primo all’ultimo secondo.



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Peppe Di Spirito

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