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BLIND GOLEM A dream of fantasy Andromeda Relix 2021 ITA

Doctor Who… Star Trek… Kronos… ”Non ci resta che piangere”… e Blind Golem… Non solo per le serie Tv o per le commedie è possibile un viaggio a ritroso nel tempo. Sembrerebbe proprio che i Blind Golem, quintetto veronese alla prima pubblicazione con questo monicker, abbiano usato la “famigerata” macchina del tempo per un “tour” che ci riporta ai primissimi anni Settanta del secolo scorso… in Inghilterra… quando imperversava un certo tipo di sound. I cinque componenti della band sono Andrea Velardo al canto, Silvano Zago alle chitarre, Simone Bistaffa alle tastiere, Walter Mantovanelli alla batteria e Francesco Dalla Riva al basso (nonché voce solista in tre brani) e “A dream of fantasy” è il loro folgorante debutto.
La presenza (probabilmente l’ultima prima della sua morte) di Ken Hensley in “The day is gone” ci fa subito capire la principale fonte di ispirazione della band, gli Uriah Heep appunto, di cui alcuni dei componenti, col nome di Forever Heep, proponevano, in sede live, il repertorio. Malgrado l’essenzialità del libretto del cd (i credits, un po' di storia del gruppo, le foto dei protagonisti, senza purtroppo, le liriche) non possiamo fare a meno di notare la splendida copertina (tranquilli… c’è pure l’edizione in doppio vinile…) ad opera di Rodney Matthews (in passato autore di copertine importanti per Magnum, Nazareth, Eloy, gli stessi Heep ed ultimamente per i “nostri” Ellesmere). Le composizioni, quattordici, di “A dream of fantasy” scorrono tutte bene e non poche sono le chicche presenti tra sonorità vintage ed arrangiamenti più freschi. Uno dei brani manifesto è senz’altro l’opener “Devil in a dream” con una ritmica rocciosa, cori, ritornello azzeccato e Hammond a go-go. A ruota segue “Sunbreaker” possente hard rock… Heep/Purple… Brano tiratissimo, con incendiari “solos” di Hammond e chitarra elettrica. Il tuffo nei seventies è cosa fatta. “Screaming to the stars” si avvicina, invece, al sound “sabbathiano” appena stemperato dai soliti, eccellenti, cori. Altro pezzo da novanta è la power ballad “The day is gone” con Ken Hensley alla slide-guitar e allo Hammond: brano davvero emozionante in cui trasuda tutta l’anima Heep del gruppo. Molto bella “The ghost of Eveline” che coniuga sonorità hard rock con quelle più solari e sinfoniche, ma anche con momenti più cupi e dark. I cinque Blind Golem sanno regalarci anche una perla romantica ed introspettiva come “Night of broken dreams”, ma anche riff heavy come in “Pegasus”, altro pezzo degno di menzione. Non dimentichiamo, infine, “The gathering” che unisce il songwriting Heep con il Moog… di “Lucky man” degli EL&P.
Insomma, un album che si fa apprezzare nella sua interezza: un sano hard rock viscerale che non potrà che entusiasmare i fans delle storiche band dei Settanta ma anche dei più recenti (e purtroppo sciolti…) Wicked Mind o Black Bonzo.



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Valentino Butti

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