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THE COVENANT Spectres at the feast autoprod. 1994 UK

...E qui abbiamo un nuovo gruppo inglese che ha scelto l'autoproduzione per il suo primo CD. Diamo loro una mano, visto che la distribuzione non sarà certo in grande stile, e poi perché in fondo se la meritano. L'album non è di quelli che faranno gridare al miracolo, ma ha il grande pregio, pur nella semplicità di alcune proposte, di conservare una melodicità gradevole. Non mancano momenti di tipica scuola new Prog inglese, come "Don't come running" o la title-track (bello l'avvio di questo pezzo), tanto da far proporre qualche similitudine coi GREY LADY DOWN. Rispetto al CD del gruppo di Oxford, però, i nostri possono vantare innanzi tutto una migliore qualità di registrazione, nonché una maggior coesione tra i vari musicisti, dotati globalmente di maggiori doti tecniche. La pecca può annidarsi nel fatto che i COVENANT (nessuna relazione con l'omonimo gruppo americano) difettano un po' di avventurosità; i pezzi sono piuttosto lineari, ma, ripeto, non mancano di gradevolezza e possono essere apprezzati tranquillamente senza scendere a compromessi. Una piccola eccezione è costituita da "The witching hour", in cui si sentono accenni di folk, con una costruzione un attimo più impegnativa e non priva di una certa personalità. Le tastiere hanno la loro brava importanza nel corso dei 9 brani dell'album, si fanno sentire e sovente s'impongono nella struttura delle composizioni. Non si possono avvertire particolari riferimenti né eccessive scopiazzature, se non quelle generiche insite nel genere di musica che appartiene ad un certo filone; quel ch'è certo è che l'album ha soddisfatto le mie aspettative ed i miei gusti musicali, pur non lasciandomi senza fiato. Ordinarlo può essere una buona idea, per gli amanti del genere.

 

Alberto Nucci

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