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CODA Sounds of passion Boni 1986 (SI Music 1992) NL

Il progressive di stampo olandese (così come quello belga) ha spesso avuto dei connotati più leggeri (leggi commerciali) rispetto ad altri paesi europei quali Italia, Germania e Spagna. Gruppi come Machiavel, Flyte, Isopoda, pur autori di pregevoli opere, hanno sempre manifestato questa tendenza con melodie più elementari, fruibili, che secondo il mio parere (e soprattutto secondo i miei gusti) li hanno leggermente penalizzati rispetto alle loro effettive capacità artistiche. Questo mio giudizio, avallato fra l'altro da molte altre persone, ha però trovato l'eccezione nei Coda. Uscito nel 1986, questo disco è diventato nel giro di poco tempo irreperibile, sia per la bellezza del lavoro in questione, sia per l'esigua tiratura iniziale. Solo grazie a questa ristampa sarà quindi possibile ascoltare questi Coda senza dover aspettare mesi e mesi in una ricerca dai risultati alquanto aleatori e soprattutto senza sborsare cifre troppo elevate.
Una grossa attenzione al particolare, all'ambientazione è rivolta dai Coda verso il discorso musicale. Non stupitevi quindi di sentire in sottofondo campane che suonano, porte che si chiudono oppure la reale riproduzione sonora di un interno di chiesa. L'album, che contiene solo tre canzoni, si apre con la suite "Sounds of passion" che, oltre ad essere la più lunga (ben 25 minuti di ottimo prog), risulta essere anche la più bella dell'intero lavoro. Articolata in 4 movimenti ed interamente strumentale (tranne qualche recitato), è caratterizzata da diverse situazioni melodiche, così, dopo un inizio che può ricordare lo stile dei giapponesi Gerard, dai suoni potenti ma molto puliti, netti, si passa ad atmosfere più rarefatte, più melodiche, incentrate su flauto e pianoforte, per poi affacciarci in una chiesa, ove un potente organo domina la melodia.
In generale, oltre ai suddetti Gerard, si potrebbe indicare come termine di paragone il gruppo ungherese dei Solaris, per il generoso lavoro di tastiere, ed anche quello tedesco dei Rousseau, soprattutto per le melodie, talvolta molto delicate. I due brani finali ("Crazy fool and dreamer" e "Defended"), pur essendo sempre gradevoli, denotano qualche ingenuità canzonettara che però non inficia quasi per niente l'ottima riuscita dell'opera.
Si tratta di un disco indispensabile per il quale consiglio un sollecito acquisto prima che per averlo ci si debba mettere in coda.

 

Giovanni Baldi

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