Home
 
CHEOPE Downloadideas Heartlines Records 2006 ITA

Nel 2006 possiamo affermare che il progressive è come la patatina… ”tira”?
Deve essere senza dubbio così, altrimenti non si capirebbe il perché questo gruppo romano (o forse è meglio dire chi lo promuove) punti moltissimo, nella pubblicità che si trova nei negozi e passa per radio, sul fatto che siano i portatori del “sound of nu progressive”.
Che cosa è il nu progressive? Ai posteri l’ardua sentenza direbbe qualcuno…
Sto ascoltando questo cd in loop da un po’ di tempo ed in tutta onestà non riesco a trovare un passaggio, un punto da cui partire, un appiglio che possa ricondurre seppure lontanamente questo lavoro al mondo del rock progressivo, che tutti sappiamo già è tanto ampio e porta all’incontro di vari generi.
I lavori più metal dei tanto vituperati Dream Theater sono lontani anni luce dalla musica registrata su questo dischetto.
Si può far passare il nu metal suonato più che decentemente dai Cheope come progressive?
Secondo me No. Non è giusto per chi questo genere lo suona, non è giusto per chi questo genere lo ama e cerca di farlo amare agli altri, non è giusto per i ragazzini che compreranno questo lavoro e penseranno di ascoltare rock progressive suonato in maniera diversa.
Il rock progressive è un'altra cosa e mi rivolgo a quei 15-16 enni che acquisteranno questo lavoro.
Non ce l’ho assolutamente con i Cheope che sanno suonare, hanno un'immagine curatissima (almeno nel booklet) e nel loro genere sono anche bravi.
Questo lavoro son sicuro che avrà fortissime vendite perché è prodotto bene, ha una bella copertina, è ruffiano al punto giusto e ha una buona distribuzione nonché un certo appeal internazionale… ha un solo difetto, almeno per chi scrive, non è prog! E diventa un difetto nel momento in cui ci si rivolge agli appassionati di questo genere in pompa magna. E non è il fatto d’essere settoriali, di avere i paraocchi, di non capire le nuove tendenze musicali… non è prog!
Magari si potrebbe pensare di suonare progressive solo perché si fanno pezzi oltre i sei minuti ma non è così!
Analizziamo in ogni caso questo dischetto più a fondo.
Si parte con tre pezzi che dovrebbero avere lo stesso filo conduttore visto che hanno lo stesso titolo e subito ci troviamo di fronte ad un incrocio tra Linkin Park, Evanescence e Disturbed, tutto condito dalla voce del bravo cantante che ricorda tanto tanto quella di Chad Kroeger, il frontman dei Nickelback (sì quello di Heroes della colonna sonora dell’uomo ragno) che si esibisce ogni tanto nell’imitazione degli yeah di James Heatfield. Si continua con “Again“ dove le solite influenze citate prima si fondono con un intermezzo simil reggae che ricorda i pezzi di Sean Paul (sì quello che ha le strisce pedonali in testa a mo’ di capelli e fa i video con le sederone di colore). “Leave me alone” dovrebbe essere il pezzo su cui puntano di più visto che ogni tanto si sente per radio e qui l’influenza dei disturbed è più marcata.
Per spiegare ”Risen”, il pezzo successivo, pensate a un pezzo qualunque di Cowboy from Hell dei Pantera, fatelo cantare a James Heatfield che fa wow invece del solito yeah, invitate Petrucci per l’assolo, metteteci un ritornello, rallentate tutto verso la conclusione e il gioco è fatto. “On air” sembra all’inizio un pezzo degli Evanescence e alla fine si perde in ritmi tribali che permettono al bassista di mostrare la sua bravura. “Color” parte col coretto molto metal anni 80 (Bon Jovi,Winger,Alias) e finisce nelle classiche atmosfere hard rock americane recenti. “Downloadideas” dà il titolo all’album e ci troviamo dentro tutte le varie influenze del gruppo, compresi un paio di minuti strumentali con una chitarra effettata con un wahwah rincorsa dalla ritmica molto di atmosfera; forse il brano più originale. Si ritorna ai Disturbed e ai Linkin Park per “Face to face” su un tappeto di basso slappato molto funky. Troviamo anche il momento per il pezzo lento d’atmosfera “I belong” e si finisce come abbiamo iniziato con “Tell me why.”
Oltre 70 minuti di nu metal suonato bene
Di progressive per me nei Cheope non c’è veramente niente, nemmeno l’approccio ai brani. Ciò non toglie che tecnicamente tutti e quattro non si discutono e nel loro genere qualcosina da dire in futuro potrebbero anche dirla.
O la redazione di Arlequins ha un vicinato di metallari e si è sbagliato il postino o è proprio il management dei Cheope che ha sbagliato indirizzo.

 

Antonio Piacentini

Italian
English