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CHTONIC Relentess recurrence/ A decade on a throne SPV 2002/2007 TAI

Ci sono dei dischi che sono fatti apposta per i collezionisti: copertine sontuose, packaging accattivanti, maree di gadgets da mostrare agli amici...
Prendiamo i ChtoniC, per esempio.
La SPV per questo gruppo di Taipei non bada a spese.
Per la ristampa di Relentess Recurrence ci presenta una sontuosa confezione nera digipack apribile da tutti i lati che contiene oltre il cd, dei simpatici sottobicchieri da birra con i quali fare i ganzi con gli amici metallari la sera in veranda.
Oppure il live celebrativo dei dieci anni di attività del gruppo: un libro, con copertina satinata e scritte rosse in rilievo, alto 3 cm. All’interno troviamo 2 cd e un dvd del concerto fatto a Taipei davanti ad una folla estasiata di persone con gli occhi a mandorla.
Bellissimi oggetti da tenere in casa, da mostrare a chi viene a trovarci, oggetti che fanno arredamento per quanto sono unici e particolari.
Unica controindicazione: non metteteli nel lettore cd o dvd... potreste rischiare l’infarto.
Non so se esista una scena progressive a Taipei, e forse veramente per gli abitanti di quest’isola orientale fare black metal melodico equivale a suonare prog. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un gruppo che si rifà alle sonorità di Cradle of Filth e Dimmu Borgir (più questi ultimi in verità). Il gruppo è molto professionale, ha un’immagine curatissima e un discreto seguito nell’est del mondo (hanno vinto anche un premio come migliore gruppo Rock alla quattordicesima edizione del Golden Music Award, l’equivalente del Grammy dalle nostre parti), ma è troppo legato a certi schemi per appassionare e interessare il mondo prog.
L’uso della tastiera, di un coro e dell’er-hu (il violino a due corde orientale) pur rendendo la proposta più accattivante non fa di questo gruppo un gruppo progressive. Nemmeno possiamo inserirlo nel tanto vituperato prog metal.
Nota interessante in ogni caso i testi, molti dei quali parlano delle antiche divinità dell’isola di Taipei, abolite dalla dominazione cinese. C’è una sorta, quindi, di sentimento nazionalista che pervade tutto il progetto, non mancando, in ogni caso, testi su squartamenti, obitori e mutilazioni che hanno reso famoso il genere black metal.
Lavori consigliati quindi solo ai collezionisti di artwork e packaging strani e agli amanti del black metal di stampo nordico che vogliono avere nella loro discoteca qualcosa di esotico.

 

Antonio Piacentini

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