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CAGE Secret passage Musea 2008 ITA

Non so quanta importanza possa esser stata data alla mia recensione dell'album precedente dei carraresi Cage, o se in quella recensione ho semplicemente portato alla luce un dato di fatto oggettivo, ma il gruppo pare proprio avermi ascoltato quando ho puntato il dito su un cantato non proprio all'altezza della situazione. Ecco quindi che per questa nuova prova in studio è stato reclutato un cantante di ruolo, nella persona di Augusto Morelli, al posto del bassista Fulvio Mele che adesso si occupa esclusivamente del proprio strumento. Il resto della formazione è rimasto immutato, con somma gioia del sottoscritto, dato che, dal punto di vista strumentale, non c'era proprio da fare alcun appunto al gruppo il quale, dopo la sua ricostituzione, ha trovato un equilibrio di cui possiamo godere tutti noi che ci troviamo ad ascoltare questo CD. Tornando al nuovo acquisto, occorre altresì dire che il suo ingresso appare molto azzeccato, trovandosi esso a possedere un timbro vocale leggermente rauco ma caldo, non scevro di notevoli somiglianze col Gabriel dei bei tempi. Questo tuttavia non presuppone un album dedito alla clonazione di Genesis o… The Watch; chi già conosce questo gruppo sa di non doversi aspettare una musica in cui l'originalità rappresenta la miglior dote, ma tuttavia i Cage svolgono il loro compitino con diligenza e senza dover giungere a un obiettivo ben preciso. Ciò nonostante è innegabile che non poco dei Genesis possa venire alla mente (specie nelle prime due tracce… ed in particolare la seconda, "The Scream", ove possiamo per la prima volta apprezzare la voce di Augusto) ascoltando le 8 tracce di "Secret Passage", anche se altri elementi si fanno senz'altro sentire; viene ad esempio da pensare ad Eris Pluvia, a certo Canterbury melodico… o anche alla PFM, a tratti…
Quest'album si presenta sicuramente come un dischetto ben realizzato, registrato più che decentemente e che, fin dal suo avvio, presenta notevoli motivi di interesse per chi ama questo genere di musica. Gli intrecci strumentali tra tastiere, chitarra e un basso non certo relegato a ruoli meramente ritmici, riescono a creare belle orchestrazioni. Bello in particolar modo l'utilizzo della chitarra, apprezzabile sia dal punto di vista tecnico-strumentale che in quanto a gusto, sapendo spaziare ottimamente da sonorità melodiche, Hackettiane, a momenti più jazzy. Magari in questo dischetto manca forse il colpo di genio, il brano, o il momento, che possa elevare il risultato finale al di sopra di un buon 7 e che lo possa far contraddistinguere in mezzo a tante produzioni più o meno similari; ad ogni modo il risultato, come detto, è ben al di sopra della soglia di apprezzamento; godiamoci questo bell'album senza remore perché, pur senza esaltare, merita decisamente.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

CAGE The feeble-minded man 1993 
CAGE 87-94 2005 

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