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CAZUELA DE CONDOR Pasion panico, locura y muerte autoprod. 2008 CHI

Se questa band fosse una pietanza sarebbe sicuramente la "casseruola di condor": un piatto di fantasia (almeno spero) che unisce tradizione, follia ed inventiva, elementi che emergono in maniera prepotente da questo esordio discografico, brillante e stravagante, suonato tra l'altro con tecnica e persino con umorismo. D'istinto mi verrebbe subito da spendere parole di lode ed entusiasmo verso questo prodotto, ma mi rendo conto che questo atteggiamento servirebbe poco al lettore per riuscire ad avere un'idea di questo lavoro e al tempo stesso rischierei di giocarmi, con una recensione troppo entusiastica, la sua fiducia. Cercherò quindi di trattenermi dal lodare troppo questa band, anche se mi viene davvero difficile…
Prima di tutto notiamo che l'ascolto di questo CD (che si presenta in un'elegante e ricca confezione cartonata) è scorrevole e veloce e si arriva in fondo ai suoi 57 minuti con estrema agilità. Lo stile è un guazzabuglio di idee diverse, rese sempre in maniera esuberante e teatrale, con mille cambiamenti di situazione. Ovviamente gioca un ruolo importante il prog sinfonico, condito di melodia e riferimenti alla migliore tradizione musicale sudamericana, ma non abbiamo niente di malinconico ed elegiaco, dal momento che tutti questi elementi vengono convogliati in un contesto jazzy ed avanguardistico, con tanto di interferenze psichedeliche a rendere il tutto più vario ed interessante. Le canzoni si alternano come in un continuo spettacolo, facendo rimbalzare l'ascoltatore da un riferimento musicale all'altro, così, di pezzo in pezzo, ci sembrerà di riconoscere i King Crimson, i Gentle Giant, ma anche Hermeto Pascoal, Gong, Samla Mammas Manna, Henry Cow, Fläsket Brinner ed Uzva. La gamma delle sonorità è bella e piacevolmente vintage, con interessanti momenti tastieristici, ma soprattutto è dominata da sax e flauto che rivestono spesso i panni di strumenti solisti. I momenti cantati sono pochi ma ben inseriti, con cori strampalati che seguono i ritmi movimentati della musica e che ricordano in certi momenti i connazionali Los Jaivas.
Abbiamo parlato di jazz ed avanguardia, è vero, ma vorrei sottolineare che non si arriva mai a soluzioni estreme ed inascoltabili e la musica rimane sempre e comunque a suo modo godibile, fruibile e di intrattenimento, nonostante la complessità di certe soluzioni. Si ha sempre come l'impressione di essere immersi in una specie di racconto musicale, tortuoso sì, ma in cui non si perde mai il filo della trama narrativa. I toni non sono mai austeri, mai inutilmente pomposi, ma vi è sempre uno spirito leggero che rende l'ascolto piacevole e frizzante, con momenti a volte un po' da sagra paesana e buffe incursioni klezmer ed improvvisi guizzi briosi alternati anche a momenti più elevati sul piano sentimentale (che comunque non durano mai troppo)…
Cazuela De Condor! Che disco!!!



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Jessica Attene

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