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COLSTER Colster autoprod. / Ma.Ra.Cash Records 2009 ITA

Come è giusto che accada, le migliori sorprese arrivano sempre quando meno te l'aspetti! Questo piccolo cd dall'aspetto grafico così caratteristico ed esotico, frutto di una serie di esperienze di viaggio, dall'America all'estremo oriente, sembra maturato all'interno di una serie di profonde riflessioni sul mondo e sull'umanità... il tutto attraverso il filtro musicale di un rock progressivo che mantiene una sua ortodossia, derivata dal rispetto di determinati e noti stilemi musicali (King Crimson, Pink Floyd), ma che riesce comunque ad avere una sua particolare personalità. I Colster sono una coppia di ragazzi piemontesi, Livio Cravero e Francesco Previotto, giunti al loro esordio discografico con un disco autoprodotto che racchiude la voglia di esprimere in piena libertà la loro creatività di musicisti senza dover rendere conto di obblighi o scadenze... La scelta dei Colster è quella di esprimersi attraverso un linguaggio puramente strumentale, formato da continui chiaroscuri emozionali in cui prendono forma le sensazioni e le esperienze accumulate e provate durante tutti questi anni, positive e negative. Il linguaggio musicale è comunque piuttosto immediato e melodico, privo di velleità avanguardistiche od innovative: il suono compatto e sofisticato del disco si orienta verso un rock multiforme e piacevolmente psichedelico, che spazia nel giro di cinquanta minuti dalle torride e visionarie atmosfere blues-oriented, con qualche richiamo, probabilmente involontario, al David Torn più blueseggiante e roots, con agganci più espliciti a David Gilmour, Jeff Beck... e direi anche Steven Wilson, alle sincopate ed inquiete progressioni chitarristiche alla Robert Fripp e Trey Gunn, con un intelligente utilizzo dei synth a fare da contorno e sfondo, con tanto di mellotron ed organo (verosimilmente emulato) nei momenti più tipicamente seventies. Un umore malinconico e crepuscolare pervade l'intero disco, salvo nei momenti in cui si distingue nettamente un'intensa tensione spirituale ed una visionarietà che si esprime forse proprio nei brani più dilatati e riflessivi... in generale l'approccio dei Colster è alquanto posato e rilassato, a dispetto dei momenti più "frippiani", e nonostante questo sia un disco strumentale quasi del tutto incentrato sulla chitarra elettrica, Livio Cravero dosa i suoi assoli di chitarra con grande equilibrio e gusto, privilegiando l'atmosfera e l'emozione piuttosto che il gesto virtuosistico. I Colster hanno dunque realizzato un disco che brilla per intensità e forza espressiva, senza pretendere di essere più di quello che è, ovvero un buonissimo cd d'esordio per un gruppo che può avere davanti a sé un futuro promettente.


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Giovanni Carta

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