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CHICAGO ODENSE ENSEMBLE Chicago Odense Ensemble Ad Luna Records 2011 USA/DAN

Vi state chiedendo cosa possono avere in comune due città così distanti e apparentemente diverse come Chicago e Odense? E’ presto detto: si tratta, infatti, dei luoghi di provenienza dei musicisti che partecipano a questo progetto. Tutto nasce da un soggiorno in America, datato 2008, dei danesi Jonas Munk (chitarra, effetti elettronici, tastiere) e Jakob Skett (batteria e percussioni), i cui nomi sono legati ai Causa Sui, ottima band nota per i suoi dischi a base di jam sessions e di splendida unione di rock, psichedelia e prog di matrice cosmica. A Chicago i due hanno potuto collaborare, improvvisare e registrare con Rob Mazurek (corno), Jeff Parker (chitarra e effetti elettronici e membro dei post-rockers Tortoise), Matt Lux (basso), Dan Bitney (batteria e percussioni, anch’egli dei Tortoise) e Brian Keigher (percussioni). Tornato ad Odense, Munk ha poi lavorato sul materiale nato da quest’incontro, estraendone i momenti più interessanti, editandoli, mescolandoli e continuando a costruirci su, con poche sovraincisioni, fino a giungere al ghiotto risultato finale che abbiamo con questo cd (offerto già in prevendita e in diversi formati a partire dal 2010, ma disponibile fisicamente solo a metà dell’anno successivo). Il disco mostra lo stato di grazia di musicisti abituati a sperimentare e jammare, facendo flirtare nel modo migliore le loro esperienze e che mettono in mostra un intelligente mix di rock moderno, jazz, psichedelia, ambient ed elettronica. Le otto composizioni presenti, tutte strumentali, hanno un fascino incredibile e non tarderanno ad entrare nel cuore e nella mente di chi ama simili sperimentazioni. Gli insegnamenti del Miles Davis elettrico di “Bitches brew” e di “Dark Magus” sembrano così portati a nuovo, mantenendo una certa ossessività di fondo, ma abbelliti e addolciti di effetti elettronici non troppo invadenti. Il corno di Mazurek prende il sopravvento nei momenti jazzistici e si fa ben sentire, ma anche la scuola kraut degli anni ’70 ed il post-rock fanno continuamente capolino. Talvolta veniamo avvolti da atmosfere rarefatte e ritmi lenti e soffusi, ma il sound va poi in crescendo e ci catapulta, senza che ce ne rendessimo conto, in progressioni sonore da brividi. Anche il basso di Lux gioca un ruolo di primo piano: tra l’ampio apparato percussivo e le fughe elettriche dei compagni di avventura riesce a far sentire bene le sue pulsazioni, che in ogni brano sono costanti, incessanti, estatiche e spingono la musica verso una sorta di trance. Tra riff coinvolgenti, contaminazioni di ogni tipo ed echi cosmico-davisiani, i Chicago Odense Ensemble ci guidano per circa cinquantaquattro minuti in un labirinto musicale vario ed imprevedibile, dove è bellissimo correre, perdersi e ritrovarsi ed in cui emergono sia la fervida spontaneità da cui è nato tutto, sia il successivo ed accurato lavoro di organizzazione-composizione.



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Peppe Di Spirito

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