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CYDEMIND Erosion autoprod. 2017 CAN

Alberto, ti piace il Progressive Metal?
No… il Progressive Metal in realtà non è esattamente il mio genere musicale preferito.
Ma ti è piaciuto questo disco?
Sì, devo dire che mi è abbastanza piaciuto, l’ho ascoltato volentieri, non mi hanno disturbato i suoni pesanti e sono arrivato in fondo senza alcuna fatica.
Ma si tratta di qualcosa di nuovo, di evolutivo, che porta avanti un po’ il genere? O comunque di qualcosa che tenga conto delle ultime tendenze di questa musica?
No, in realtà ammetto che si tratta di musica abbastanza derivativa; di nuovo, o comunque al passo coi tempi, c’è abbastanza poco. Il fatto che il violino abbia una presenza così importante all’interno dell’economia della musica di questa band canadese mi porta ad accostarli un po’ ai giapponesi KBB, magari in una loro versione più energica e chitarristica. C’è molto dei primi Dream Theater, soprattutto, e quando la chitarra e le ritmiche cominciano a prendere il sopravvento, sembra di ascoltare degli outtakes di “Images & Words” o “Metropolis”… tranne per il violino, ovviamente… e senza la scocciatura della voce di LaBrie, dato che quest’album è interamente strumentale.
Dunque ti piace un album di Progressive Metal…?
Beh… in fondo non si tratta solo di Progressive Metal. Un brano come “Stream Capture” ad esempio è Prog sinfonico al 100%, senza grosse concessioni metalliche, e anche quando i suoni si fanno più pesanti, c’è sempre quella componente fusion e quelle ritmiche complesse che rendono l’ascolto decisamente piacevole. I due brani più lunghi, “Derecho” di 13 minuti e la title track di 27 minuti, sono composizioni tentacolari, ricche di variazioni, cambi di tempo ed atmosfera, senza cadere tuttavia mai nello sfoggio tecnico o nell’esibizionismo fine a se stesso. I musicisti se la cavano ottimamente, non strabordando mai dai confini del buon gusto, offrendoci armonie musicali raffinate alternati a riff potenti ma mai fuori luogo. Quando poi la musica prende la piega della melodia, con piano e violino in primo piano, devo dire che il risultato è delizioso e la furia chitarristica e ritmica che comunque è sempre dietro l’angolo riesce a sottolinearla, più che a contrastarla.
In sostanza, quindi, ti sentiresti di consigliare quest’album?
Decisamente sì, se si ama il Progressivo sinfonico o se si è nostalgici del Progressive Metal degli anni ’90.
Grazie. Progetti per il futuro?
Adesso mi riascolto qualche minuto di questo disco… poi passerò ad un altro.



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Alberto Nucci

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