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CIRCU5 Circu5 ST Productions 2017 UK

E’ Steve Tilling la mente che si cela dietro al progetto Circu5. Il polistrumentista britannico prepara un concept-album che narra di un bambino cresciuto come psicopatico presso una struttura segreta governativa, che prova a curare il disturbo mentale mettendo in risalto le qualità positive che sviluppa il soggetto. Ovviamente non finisce bene, considerando che in età adulta quest’ultimo scopre tutto e reagirà con conseguenze tragiche. Per tematiche di questo tipo l’atmosfera che si respira nei cinquanta minuti del disco è sinistra, grigia e riesce a dare un senso di oppressione ed inquietudine costante. Per creare la parte musicale, Tilling, oltre a cantare e a suonare un bel po’ di strumenti (chitarre, basso, piano, percussioni, batteria, sintetizzatori, ecc.) si affida a collaboratori anche di spicco, quali Dave Gregory (chitarre, noto per la sua militanza con XTC e Big Big Train), Phil Spalding (voce; in passato al fianco di Mike Oldfield), Johnny Warman (voce; si ricordano i suoi trascorsi con Peter Gabriel), Matt Baker (chitarra), Alan van Kleef (batteria), Andy Neve (tastiere), Lou Young. Molto bella la confezione del cd, cartonata, con numerose pagine che permettono di seguire la storia passo dopo passo, un documento secretato ed un bigliettino contenente un codice che permette di scaricare l’album in alta qualità. Il pezzo con cui parte il disco, “Coming home”, è una sorta di introduzione acustica ed è delicato nel cantato e portato avanti dalla chitarra arpeggiata; si prosegue con “My degenerate mind” e “Stars”, che ispessiscono ritmi e sonorità, portando verso mondi di confine, nei quali sembra quasi che Foo Fighters e Queen of the Stone Age giocano a fare i Dream Theater divertendosi a prolungare certe soluzioni strumentali. Si passa poi per una traccia che potrebbe sembrare uscita da un lavoro dei Frost* (“Days erased”), una ballata melodica e malinconica (“Strings”), un ritorno verso suoni pesanti e diretti (“Blame it on me”), un brano caratterizzato da rock alternativo un po’ à la Primus (“The amazing monstrous Grady”) e si conclude con la suite in cinque parti “The chosen one”. Questa composizione può essere vista come il manifesto dei Circu5, riassume al meglio le varie anime musicali del progetto di Tilling, alterna squisitezze acustiche e sfuriate elettriche, col basso in bella evidenza (cosa che avviene spesso e volentieri durante tutto il disco) e vi si trovano anche i momenti più riusciti, come la parte strumentale “Transfiguration”, dagli intarsi tecnici, ma ben costruiti e lontani dall’autocompiacimento. Potremmo dire che siamo di fronte ad un buonissimo finale di un album che però nel complesso non riesce a soddisfare del tutto, viaggiando tra alti e bassi. In realtà, il debutto di questo progetto si caratterizza soprattutto per i suoni aspri ed un mix strano, non sempre vicino al mondo del prog. Può però raccogliere molti proseliti, soprattutto tra chi ha sempre amato le contaminazioni tra prog e metal alternativo. La realtà è che in giro c’è tanto di meglio.



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Peppe Di Spirito

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