Home
 
COMA ROSSI Coma rossi autoprod. 2018 (Progressive Gears 2019) IND

Formatisi nel 2014 a Bangalore, i Coma Rossi riescono ben presto a guadagnarsi un buon seguito, cosa che li porterà ad essere positivamente recensiti da Rolling Stone India. Questo loro primo album, inizialmente uscito solo in digitale, ci presenta 8 tracce ottimamente registrate, professionalmente prodotte e dal respiro internazionale. Non che ci aspettassimo necessariamente suoni di sitar e tabla ma la sorpresa piacevole in tal senso è di ritrovarci ad ascoltare una musica al passo con le produzioni occidentali, con un gran senso per la melodia, sonorità mellifluamente psichedeliche, talvolta in bilico tra post rock e ambient, talvolta con sonorità che attingono invece da Porcupine Tree, Anathema o Dream Theater.
Facciamo un passo indietro; la band è composta da Tom Borah (voce), Udayan Kashalikar (basso), Juby Thomas (tastiere), Gaurav Govilkar (chitarre) e Anupam Panda (batteria). Questi cinque musicisti non solo godono di tecnica strumentale eccellente ma riescono ad offrirci una prova emozionante e ricca di pathos. Prendiamo ad esempio “Dream”, il brano più lungo coi suoi quasi 14 minuti: esso si sviluppa in modo quasi uniforme e continuo su arpeggi di chitarra, ora carezzevole, ora più distorta, e rarefatte atmosfere di tastiere, con un cantato centellinato che amplifica il senso di inquietudine e di attesa che il brano crea, senza peraltro giungere mai all’esplosione ma tenendoci appesi nell’attesa… che ciononostante non è snervante e ci appaga con le sue promesse compiacenti.
Coma Rossi ci offre una interessante versione di Prog moderno strutturata e d’atmosfera. La musica si evolve e matura più in ambientazioni inquietanti che in passaggi tecnici e i momenti più belli dell'album consistono in melodie evocative e quasi elusive, piuttosto che nelle parti strumentali rockeggianti. L'album è una vera esperienza multicolore, organica, che si tinge di distorsioni e di un oscurità quasi minacciose.
Anche il brano più up-tempo dell’album, “Turn Back Time”, quello da cui è tratto il videoclip ufficiale, ha senz’altro caratteristiche più commerciali ma è comunque permeato di umori cinematici e ci fa sentire che la splendida voce di Tom se la cava egregiamente anche sulle note alte.
L’album ha un approccio quasi inquietante, come già detto, ma carico comunque di malinconica positività. Un lavoro che ha comunque tutti i crismi per attirare consensi anche da parte di chi non è troppo addentro alle correnti Prog troppo innovative.



Bookmark and Share

 

Alberto Nucci

Italian
English