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CARAVELA ESCARLATE III Karisma Records 2023 BRA

Terzo album per il gruppo carioca dei Caravela Escarlate, secondo con l’etichetta norvegese Karisma Records. La band, composta da Ronaldo Rodrigues alle tastiere, David Paiva (basso, chitarre, voce) ed Elcio Càfaro (batteria) ha il difficile compito di eguagliare (almeno) le ottime impressioni suscitate dall’album omonimo, pubblicato ormai sei anni fa. “III” è composto da sette tracce, tra le quali due strumentali, ispirati da periodi storici come l’Impero Romano, il medioevo, le civiltà pre-colombiane ed altro ancora. La formazione a trio fa subito pensare al “TRIO” per eccellenza, quello degli EL&P e non mancano, in effetti, rimandi a quel sound barocco ed enfatico. Il merito dei tre è, però, quello di attualizzare il suono e di contaminarlo con sonorità più moderne, infarcirlo di romanticismo latino senza scordare altri mostri sacri del progressive inglese (soprattutto) dei seventies.
L’album si apre con “Bussola do tempo”, subito contraddistinta dall’importante lavoro ritmico del basso di Paiva e dalla batteria di Càfaro oltre alle variegate e maestose tastiere di Rodrigues che tessono le fila dell’intero brano. Il cantato, in portoghese, non è mai eccessivo e ben si concilia con le vibrazioni offerte dal gruppo. “Castelos do céu”, sempre dominata dalle tastiere di Rodrigues, è un buon esempio di “Canterbury” in salsa latina tra Caravan e Camel. Atmosfere sognanti ed eteree codificano “Sonhos medievais”: cascate di Mellotron, Moog, synth… ce n’è per tutti i gusti e l’assenza, o quasi, della chitarra non inficia per nulla la qualità della composizione che guarda al passato, ma sempre con grande gusto. “Mandala” è una delle due tracce strumentali presenti nell’album: altamente evocativa, con qualche guizzo fusion e splendide linee di basso a sostenere l’intera impalcatura sonora. Si continua con “Cruz da ordem”, il brano più lungo presente con i suoi dieci minuti abbondanti. È forte, soprattutto nella prima parte, il “retrogusto” EL&P o forse, e più appropriato, quello dei meno noti (ma eccellenti in parecchi lavori) Triumvirat. Il basso di Paiva è sempre un “faro nella notte”, Hammond e synth sono fautori, nella seconda metà del pezzo, di apprezzabilissimi interventi. Il finale è decisamente pirotecnico e molto “emersoniano”. “Ciclos” è il brano meno impegnato e le tinte pastello ricordano un poco (lingua a parte) gli inglesi Fantasy o i belgi Machiavel. In chiusura è posta “Filtro dos sonhos” luminosa cavalcata strumentale con la particolarità di un breve, ma meritato, bass-solo di Paiva.
Insomma, non si fosse capito, il gruppo di Rio de Janeiro non tradisce le attese e ci offre oltre tre quarti d’ora di fascinoso prog sinfonico che, in linea di massima, dovrebbe mettere d’accordo un po’ tutti i prog fans.



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Valentino Butti

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