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CABARET DU CIEL Blue form Mellow 2002 ITA

Una proposta piuttosto inusuale per la Mellow, che con l'esordio dei Cabaret du Ciel punta su un lavoro particolare, non propriamente progressive, ma senza dubbio di ottima qualità. La musica di questo giovane gruppo italiano, infatti, può essere accostata a quelle sonorità eteree e sfuggenti tipiche di gruppi della 4AD come Cocteau Twins, per l'elegante venatura pop delle canzoni, Dead Can Dance, per alcune soluzioni etniche che si incontrano durante l'album e This Mortal Coil, per una certa malinconia di fondo. La prima cosa da registrare è la grazia della voce di Silvia Marton, degna adepta della scuola della Gerrard e della Fraser, che incanta in una performance determinata e soave allo stesso tempo. Analizzando la musica, vediamo come in "Blue form" si vada incontro a scelte piuttosto variegate. Brani come "Under Sun", "Suspendu en l'air", "Sin" e "Blue return" mostrano la propensione verso un pop-rock di gran classe. In "Shedding" e "Borderline" emerge invece un andamento percussivo che rimanda alla world music, che viene poi ripresa in maniera più tecnologica, con giuste dosi di elettronica, in "Sentimental act". "Sirens" è un brano dall'umore elegiaco, mentre "Nimue" ha un andamento lento scandito dai dolcissimi vocalizzi della Marton e "Captivity" è un po' un riassunto di tutte le caratteristiche descritte finora. Per rendere ulteriormente distinta e penetrante la proposta musicale dei Cabaret du Ciel si riscontra anche un uso accurato del violino, che si sposa alla perfezione con questo sound così morbido e sensuale. Siamo distanti dal progressive, ma, ormai lo avrete capito, "Blue form" è davvero un bell'album.

 

Peppe Di Spirito

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