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DAGMÄHR My magnificient instability Ipso Facto 1998 CAN

Musica agrodolce per l'ennesimo gruppo canadese proveniente dal Québec, ovvero molto melodica ma con inserimenti di sonorità (specialmente della chitarra) acide e spigolose. Un po' a somiglianza dei nostrani Egoband (cui incredibilmente viene da pensare a più riprese) presentano un'equidistante predilezione per il Prog romantico/sinfonico e per tematiche stralunate molto alla Hammill, con grande uso di mini Moog e un cantato sovente dai toni drammatici. Oltre a ciò possiamo notare la presenza di strumenti ad arco che, pur usati con parsimonia, spesso incrementano il tono lisergico delle composizioni. L'album è un continuo saliscendi di emozioni, quasi di pari passo con le ritmiche dei brani; quasi paradigmatica la pur bellissima suite finale "Leaving for Paris", 16 minuti di saliscendi, breaks ed aperture sinfoniche. Molto bella ma, oltre che pregna di sapori già sentiti, anche piuttosto disunita. Nulla di particolarmente forzato, comunque: il cd rimane piuttosto valido, ancorché non fondamentale.

 

Alberto Nucci

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DAGMÄHR As far as we get 2001 

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