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DOVES The last broadcast Heavenly Recording 2002 UK

Prog-fans di tutto il mondo, esultiamo! La musica che amiamo esce dal ghetto dei sotterranei e luccica nelle vetrine della distribuzione ufficiale. "The last broadcast", seconda fatica di questo gruppo di Manchester, non è proprio prog al 100%, ma potremmo definirlo para-prog, naturalmente nel filone new. La "Intro", un breve strumentale dai toni epici, rende subito chiare le intenzioni dei fratelli Jez e Andy Williams che, con Jimi Goodwin, formano i DOVES, e sfocia nell'esaltante inizio di "Words", con un arpeggio di chitarra che richiama i bei tempi del prog. "There goes the fear" suona come un passo indietro, coi suoi 7' un po' pop e americaneggianti: forse il brano meno riuscito dell'album. Ma con "M62 song" balziamo sulla sedia: avete presente "Moonchild" dei Crimson? Bene, questa è una sorta di cover, registrata sotto uno svincolo dell'autostrada 62 per Manchester: la M62, appunto. Dal 5° brano si comincia a fare veramente sul serio. Le tracce si susseguono, con buon minutaggio e ampi spazi strumentali, con variazioni di tempo e presenza di strumenti cari al prog-lover: flauto, violoncello, violino, tastiere. Si segnalano "N.Y." e "The sulphur man", ma anche una ballata come "Friday's dust" è impreziosita dai ricami classicheggianti di flauto e violoncello. Qua e là echi di RADIOHEAD e COLDPLAY, e, soprattutto, degli ARENA. Ma, ciò che più conta, sono 51' di ottimo songswriting, che valgono ampiamente i 20 euro e rotti del prezzo. Un CD che fa ben sperare nelle sorti della musica commerciale e che, dopo averlo ascoltato, vi farà venire una sola voglia: ascoltarlo di nuovo. Grazie, DOVES!

 

Cristiano Rafanelli

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