Non è necessario un paio di occhiali per mettere a fuoco la proposta musicale della band catalana (nata nel 1998 dai resti di una sconosciuta formazione chiamata Venus) che cerca di catturare l’anima dell’ascoltatore con musica dal groove elettrico ed ammaliante, dal ritmo impulsivo e ossessionante, semplice nella struttura ma calda ed emotiva nello spirito. Abbiamo quindi una fusione tra la musica pop contemporanea e l’attitudine della musica beat anni Sessanta, infettata da un ampio spettro di contaminazioni e visioni ed impregnata di ampie macchie di psichedelia. Manca comunque tutta quella sana sporcizia della musica del passato, quelle stravaganti intuizioni allucinogene che avrebbero donato verismo e freschezza a composizioni che appaiono, al contrario, piuttosto di maniera. La musica dei Dioptria è lucida e ben ponderata e le varie suggestioni appaiono studiate e volute, ancorché gradevoli, tutto sommato. La strumentazione è ricca e viene impiegata al meglio a creare un sound ben strutturato ed articolato; bisogna comunque tener presente che il fine ultimo è la ballabilità, l’orecchiabilità, il divertimento. Un album da un ascolto e via per una band capace ma comunque senza personalità.