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DIVIDED MULTITUDE Guardian angel Silverwolf Production 2010 NOR

Se avessimo avuto tra le mani questo dischetto una quindicina di anni fa, di certo nessuno si sarebbe sognato di inserire sotto la voce progressive (o progressive metal) questo “Guardian Angel” dei norvegesi Divided Multitude. Purtroppo (per la musica che amiamo) i tempi cambiano, i vecchi ascoltatori diventano sempre più vecchi e brontoloni e i nuovi (nei rarissimi casi nel quale si avvicinano a questo genere) abboccano come carpe a qualsiasi cosa sia propinata loro sotto la voce progressive rock.
Di certo quelli che hanno meno colpa di questa imbarazzante situazione sono i cinque ragazzi norvegesi giunti al quindicesimo anno di attività e al terzo album in studio.
Il gruppo suona, anche piuttosto decentemente, quello che è nelle loro corde, ossia un power metal di stampo teutonico (penso ai Rage e soprattutto i più recenti Symphorce) molto lineare con poche aperture musicali degne di nota. Non è certo colpa loro se chiunque ascolta due passaggi di tastiera in un pezzo sente il bisogno fisiologico di appiccicare l’etichetta progressive (che, detto tra noi, porta anche parecchio sfiga) a qualsiasi forma musicale che transita nel proprio lettore cd o mp3 o sulla propria scrivania, se parliamo di produttori musicali.
Mettendo (per il bene del gruppo) da parte l’etichetta progressive per questo “Guardian Angel”, gli undici brani che lo compongono, anche se confezionati più che decentemente non hanno quel guizzo che permette ad un gruppo di ritagliarsi quel posto al sole che oggi si contendono in centinaia (tenendoci stretti con i numeri).
I norvegesi pur non suonando per niente male, peccano in mancanza di personalità e originalità ed in un genere iperinflazionato e dove veramente si è detto tutto, come quello del power metal, è una componente troppo importante per non tenerne conto, considerando anche che non ci troviamo di fronte a ragazzini di primo pelo ma a musicisti con più di un decennio di carriera sulle spalle.
Aggiungiamo anche un cantato sempre fuori delle righe, adatto più ai cori di curva che ad una produzione discografica e come risultato abbiamo un disco da non classificare proprio tra gli “indimenticabili”.
Per non essere del tutto negativi con questo lavoro dobbiamo ammettere che non sono i soli nel mondo musicale a proporre questo tipo di situazioni sonore che evidentemente catalizzano l’attenzione di un certo tipo di pubblico. Pubblico che forse apprezzerà più del sottoscritto questo tipo di sonorità che non aggiunge niente a qualunque disco uscito dieci- quindici anni fa in campo metal.
Sonorità potenti, accattivanti che hanno una loro dignità musicale, ma per piacere non chiamiamolo progressive rock.


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Antonio Piacentini

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