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DISTILLERIE DI MALTO Suono Musea Records 2014 ITA

Che bello ascoltare ogni tanto del sano e vecchio progressive rock come quello regalatoci in “Suono”, ultimo album della band abruzzese “Distillerie di Malto”. Che importa se non ci sia niente di nuovo, che importa se sia smaccatamente retrò, che importa se sia fuori moda, che importa se non sia contaminato, innovativo, avanguardistico o geniale. Le Distillerie di Malto ci propone la sua musica con passione ed onestà, ci offre un progressive che più “classico” non si può, ma a noi piace così. Di loro si erano perse le tracce dopo un primo e molto apprezzabile album uscito 13 anni fa. Rispetto alla formazione del primo album non sono più presenti in formazione il batterista Mau di Tollo e il flautista Luca Latini. Ad ogni modo “Suono” sembra conservare quanto di buono avevano proposto con il loro album d’esordio e comunque sono presenti 3 brani registrati a suo tempo in cui è presente la vecchia formazione al completo.
Come già detto la musica delle Distillerie di Malto non scende a compromessi; si parla di progressive rock, il prog più classico, quello dei Genesis, King Crimson, Banco, PFM ed è progressive rock di elevata qualità. Da ottimi artigiani ricamano la loro musica con perizia, senza mai andare sopra le righe e ci regalano un prodotto di pregevole fattura. Rispetto al primo album, “Suono” ha un sapore più “Italiano” che lascia poco spazio ai virtuosismi dei singoli prediligendo il lavoro d’insieme. Non a caso altra qualità del gruppo è proprio l’amalgama che hanno raggiunto, suonano da più di 20 anni e si vede ampiamente. Gli strumenti si fondono in modo fluido senza mai rubarsi la scena e senza virtuosismi. Sono tutti bravi, nessuno bravissimo e il valore del gruppo e maggiore della somma dei singoli.
Il disco non conosce pause o momenti morti, ogni canzone è ben riuscita, ma sono probabilmente le due tracce più lunghe e complesse “Il suono seducente del sogno” e “Lorca e Dalì” le migliori. Le Distillerie riescono a gestire le due suite con naturalezza e apparente semplicità, senza ricorrere ad inutili riempitivi. Tutto ciò a riprova di una maturità e capacità compositiva sopra la media. Dispiace solo un po’ la mancanza del flauto di Luca Latini, che nei tre pezzi in cui è presente dà una marcia in più ai brani.
Con “Suono” il gruppo abruzzese e riuscito a superare il pur ottimo album d’esordio, forse non staremo parlando di un disco che rimarrà negli annali, ma poco ci importa… Sicuramente stiamo parlando di un disco che ogni amante prog apprezzerà e ascolterà sempre con piacere e questo mi basta.
Alla presentazione del disco, alla domanda dal pubblico se si dovessero aspettare altri 13 anni per l’uscita di un altro disco Fabiano ha candidamente risposto “no, probabilmente ce ne vogliono di più!”. Noi non possiamo far altro che augurarci sia solo una battuta e che la Distillerie possa tornare presto, con la stessa passione a regalarci un altro album.


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Francesco Inglima

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