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DEADBURGER FACTORY |
La chiamata |
Snowdonia |
2020 |
ITA |
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Dopo il massiccio triplo cd “La Fisica Delle Nuvole”, tour de force di rock sperimentale che diramava le proprie ambizioni artistiche verso molteplici direzioni culturali e stilistiche, trascorsi sei anni in cui ne abbiamo viste un po' di tutti colori con sfumature invero assai poco piacevoli, i Deadburger Factory concludono il loro ciclo del Poor Robot Almanac con “La Chiamata”, prosecuzione nonché altro lato dello specchio della “Fisica Delle Nuvole”. I Deadburger confermano ancora un loro ideale di formazione allargata che ruota intorno alla carismatica voce di Simone Tilli ed al tastierista/compositore Vittorio Nistri, con una miriade di ottimi ospiti e collaboratori, tra i quali il percussionista Alfio Antico (lo ricordiamo con i Musicanova), Enrico Gabrielli ai fiati (Calibro 35, Afterhours, The Winstons), la voce di Lalli (Franti, già presente anche in “La Fisica Delle Nuvole”), la contrabbassista Silvia Bolognesi e tanti altri bei nomi... In “La Chiamata” i Deadburger hanno attenuato le loro più tortuose inclinazioni sperimentali ed elettroniche come anche le sortite elettroacustiche contaminate con archi e musica da camera, per deviare verso un alternative rock psichedelico autoriale e terreno, speziato di umori jazz rock e dalle tinte più tipicamente progressive, con tentazioni new wave anche piuttosto scure. Se “La Fisica Delle Nuvole” era un lirico trip introspettivo, “La Chiamata” è un'estroversa e sciamanica esortazione al risveglio delle menti assopite e rintronate dall'incessante lavaggio di cervello mediatico indotto dalle classi padronali neoliberiste e reazionarie (… giusto recentemente le alte sfere industriali hanno appena asserito che il lavoratore è un “privilegiato”), per citare il testo del brano “La Chiamata” invocazione dell'Orda d'Oro, oltre che della grande ultima Onda apocalittica, della controcultura antagonista e dell'underground apparentemente in lungo letargo. Peculiarità del disco è la costante della doppia batteria per ogni brano, ben otto batteristi diversi suonano in “La Chiamata” per rimarcare l'elemento percussivo e concettuale del disco, il tamburo come strumento rituale di purificazione e rinnovamento; la poetica dei Deadburger è quindi ora più urbana ed attuale, con positivo slancio rivoluzionario senza celare un senso di nichilismo e forse consapevolezza di un'occasione perduta... Il sound ben si adegua al concept, con una scrittura diretta, terrena e frontale nel trasmettere il messaggio di emancipazione civile e politica, dunque largo spazio a fiati e sax aggressivi, arrangiamenti quasi latin jazz/funk raffinati quanto deviati, asprezze elettriche ed un atteggiamento generale sprezzante, ironico ed autoriale insieme, che rende infine difficile inquadrare con precisione i Deadburger; un brano come “Manifesto Cannibale”, ad esempio, ha tutte le caratteristiche dell'alternative italiano ma è arrangiato in maniera tale da esplorare i territori del progressive rock meno scontato, pieno di dettagli e prospettive diverse da esplorare nell'ascolto; la musica è sì spesso accattivante e con una forte componente melodica, specialmente chi è abituato a frequentare certi territori del rock italiano si troverà facilmente a suo agio, ma tutto rimane comunque in un contesto non commerciale dove l'ascolto richiede un discreto grado di attenzione per apprezzare i dettagli e la bravura dei musicisti coinvolti... Nella “Chiamata” dei Deadburger Factory non c'è spazio per romanticismo o piacevoli orpelli accomodanti, tutto è carico di tensione positiva nello slancio antagonista quanto “negativa” in quei passaggi più oscuri che sembrano volerci intendere come la speranza di un capovolgimento di fronte sia in realtà, forse, assai fragile... Anche per questa occasione i Deadburger pubblicano insieme al cd un “Poor Robot Almanac”, accennato in precedenza, ovvero il corposo booklet di 68 pagine che approfondisce in maniera spiritosa ed esauriente le tematiche antropologico/politiche del disco, con ancora il prezioso contributo grafico del fumettista Paolo Bacilieri. Una curiosità, il simpatico robottino guida-mascotte dei Deadburger Factory è curiosamente e significativamente simile al logo degli Einstürzende Neubauten...
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Giovanni Carta
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