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DRIFTING SUN |
Forsaken innocence |
Oskar Records |
2021 |
UK |
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Come accade per numerose entità musicali la cui vita si protrae per un considerevole numero di anni e di album, il nome dei Drifting Sun ormai da tempo viene portato avanti da uno solo dei membri fondatori, in questo caso il tastierista Pat Sanders, cui di volta in volta si affiancano ospiti più o meno illustri… e più o meno duraturi. Per questo settimo lavoro in studio il buon Pat sembra essersi deciso a far le cose in grande con un concept di ampio respiro, una confezione lussuosa, cui non manca anche la versione in vinile, e un gruppo di musicisti che vantano un curriculum impegnativo. A parte il fedele Mathieu Spaeter (chitarre), presente già da alcuni album, la line-up annovera niente meno che John Jowitt (basso, ex IQ e Frost*, tra gli altri), John Kosmidis (voce e tastiere), già leader dei Verbal Delirium e con un’avviata carriera solistica a nome Jargon, e Jimmy Pallagrosi (batteria), componente di Karnataka, Franck Carducci Band e ZIO. Ad essi si affiancano anche le collaborazioni minori di Eric Bouillette (violino e chitarra) dei Nine Skies, Ben Bell (Hammond), dei Gandalf’s Fist e Patchwork Cacophony, e Gareth Cole dei Fractal Mirror. Un dispiegamento di forze che, unito ad un lavoro di prim’ordine in termini di composizione, registrazione e confezionamento, dà vita ad un album decisamente interessante e appassionante, saldamente incastonato nella catena new prog che contraddistingue i lavori usciti a nome Drifting Sun ma in cui il salto di qualità rispetto ai pur validi album precedenti è senza dubbio tangibile così come è palese come la musica acquisisca una raffinatezza e una sorta di eleganza tutta nuova. Dopo un’introduzione medievaleggiante, la calda voce di Jargon ci accoglie nel primo brano “King of the Country”, 11 minuti e passa di ritmiche ed atmosfere potenti, ingentilite dal violino e dalle melodie che catturano l’attenzione senza risultare pedanti. Dopo una prima parte ricca di saliscendi emotivi, la traccia assume toni epici nella sua seconda parte, con una chitarra ben presente e parti strumentali mozzafiato; un brano dal sapore che ci riporta agli anni eroici del new Prog britannico, anche se modernizzato. Le acque si calmano un po’ con la più riflessiva “Insidious”, dai toni più oscuri ma con un ritornello che riesce ad entrare in testa. Abbiamo già due tracce, per un totale di quasi 20 minuti di musica, per dare un primo giudizio su questi nuovi Drifting Sun. Chi ha avuto modo di ascoltare in precedenza i Verbal Delirium, e ancor di più il lavoro solistico di Jargon, innegabilmente troverà diversi elementi di quella musica all’interno di quest’album. Quella del musicista greco sembra proprio essere la presenza decisiva che ha saputo influenzare in modo decisivo la nuova linea musicale dei Drifting Sun, pur operando all’interno del sentiero già tracciato in precedenza. “Dementium” e “New Dawn” sono altri due brani interessanti in cui si mette ancora efficacemente in mostra la nuova line-up; più altalenante e vario il primo, più melodico e lineare il secondo… entrambi comunque abbastanza gradevoli. Il meglio tuttavia arriva con la title track, suddivisa in due parti per un totale di poco meno di 26 minuti. Una composizione realmente multiforme e onnicomprensiva della musica dei Drifting Sun nelle sue migliori forme, con lunghe (lunghissime…) parti strumentali che non a tutti piacciono, a quanto si legge, ma che io reputo invece tra le cose migliori dell’album… e non certo perché non ami le timbriche vocali di Jargon! Due modi in cui la band sa essere espressiva in maniere diverse ma certamente complementari. C’è spazio ancora per la brevissima “Time to go”, sorta di commiato semi-acustico, e per la bonus track “Hand on Heart”, assente sulla versione CD, un po’ avulsa dal resto ma gradevole, bisogna dire. Come si sarà capito, reputo quest’album molto bello; l’inoculazione di sangue fresco all’interno di un organismo musicale già adulto è sempre un’operazione che non può che dare risultati positivi. Quando questo sangue è di qualità, come in questo caso, i risultati sono addirittura ottimi.
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Alberto Nucci
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