Come molti ben sanno, non sempre il fatto che un disco sia un'ambita preda per collezionisti implica il fatto che tale disco sia davvero un capolavoro. Così questo disco, uscito all'epoca in sole 250 copie e ricercatissimo dai cultori delle megararità, alla resa dei conti si rivela come un normalissimo dischettino di Prog romantico, ruspante, ingenuo e dalla registrazione abbastanza povera. Non di schifezza si tratta, tutto sommato: "Fogdays" ha il sapore vero dell'underground, della musica fatta con tanta passione e pochi mezzi. Il tutto è molto naïf, come detto, le ritmiche sempre molto pacate, il cantato evocativo e abbastanza teatrale (cantante e bassista erano italiani peraltro); il risultato non ci parla certo di un cd indispensabile, ma è abbastanza gradevole se si ha il gusto dell'archeologia... musicale.