Nati dalla collaborazione tra Marco Cimino (Errata Corrige), Gigi Venegoni e Marco Gallesi (Arti e Mestieri), gli Esagono autoproducono nel 1976, con gli esigui mezzi dell'epoca a loro disposizione (due registratori Teac 4 piste), il loro primo album che rimarrà anche l'unico. Frutto di laboriose jam sessions in sala prove, del desiderio di sperimentare dell'epoca alla ricerca di strade alternative, con l'ausilio di strumenti ormai storici (come i sintetizzatori Arp2600 e Odissey) e l'apporto di strumentisti neodiplomati al conservatorio di Torino, il sound che si viene a delineare è spontaneo e sorprendente, fondato sull'improvvisazione jazz con vaghe influenze legate alla musica classica e pregne di tutto il fascino e la fantasia delle esperienze progressive dell'epoca. L'album è interamente strumentale, scelta coraggiosa in un periodo in cui la popolarità della musica colta cominciava ad essere offuscata dai trend più populistici. Nonostante la sua vena sperimentale, il disco si presenta nel complesso non particolarmente ostico e piacevolmente orecchiabile con un lavoro di produzione alquanto grezzo che gli conferisce quella genuinità che ne rappresenta il punto di forza. Un viaggio nel passato che tutto sommato val la pena intraprendere.