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ETCETERA |
Tales of ardour & deceit |
Record Heaven |
2003 |
DAN |
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Siamo giunti alla quarta release da parte di questa fantasiosa e dotata band scandinava e devo dire che l’esito finale di quest’ultimo lavoro lascia ancora una volta l’ascoltatore con un profondo senso di frustrazione. I presupposti per la realizzazione di un capolavoro ci sono tutti: fantasia, capacità tecniche, forte personalità, talento. Tutte queste buone doti non sono comunque state sfruttate intensivamente per dar vita a qualcosa di pienamente realizzato ed appagante. In maniera sparsa potete ritrovare tutto quello che potenzialmente vi potrebbe piacere, ma c’è una grossa disorganizzazione di fondo che rende anche quest’album un po’ confuso. Un grande imbarazzo viene percepito già a partire dalle prime due tracce: una suite di 16 minuti, con qualche apertura organistica alla ELP, ed un breve e crepuscolare brano di 4 minuti che scorrono con grande difficoltà e con un incedere alquanto lamentoso e pesante. La terza traccia “Kentish Suite”, della durata di 8 minuti, appare meglio congegnata e riesce a convogliare in maniera abbastanza ordinata e consequenziale tutti gli elementi artistici caratterizzanti della band: abbiamo quindi un sound retrò decisamente accattivante con tanto di Moog, una vivace alternanza di ritmi, melodie tastieristiche sovrapposte in continua evoluzione, un uso di tempi non convenzionali, qualche elemento gotico e tenebroso che ricorda gli americani Cathedral, qualche progressione sonora di natura più canterburyana, e devo dire che se la band fosse riuscita a mantenere questi standard per la durata dell’intero album ci troveremmo di fronte ad un capolavoro indiscusso. La quarta traccia, graziosa ed eterea, ha un che di bucolico, e sembra essere accompagnata in qualche tratto dal suono delle cornamuse, e termina con uno sprint finale sinfonico e d’effetto. Procediamo quindi tra alti e bassi, con fasi in cui tutti gli ottimi spunti vengono diluiti e trascinati fiaccamente e sprazzi di idee che rianimano le sorti dell’album, fino a terminare con una traccia di chiusura praticamente inconsistente. Un mancato capolavoro.
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Jessica Attene
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