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Il lavoro di esordio dei genovesi Eris Pluvia (che significa sarai pioggia) non fa che espandere al cubo le ottime impressioni suscitate dal demo "Pushing together", i cui pezzi sono stati trasformati e inglobati in altri presenti sull'album.
Si comincia con la suite omonima, composta di 4 movimenti, che non può non ricordare musicalmente l'album d'esordio dei canadesi Miriodor. Riferimenti allo stile Canterbury esistono sicuramente, anche se non si può parlare di jazz-rock; semmai talvolta si sentono delle affinità con gli Arcansiel. Lunghe parti di flauto lasciano spazio ad assoli chitarristici, mai troppo violenti, che cedono al loro volta il passo ad aperture sinfoniche da brivido... Tutto molto bello, come direbbe Pizzul. Una suite pressoché perfetta che, da sola, vale l'acquisto a scatola chiusa del CD. "In the rising mist" è basato su di un tema di chitarra acustica su cui si sovrappone il solito flauto, subito seguito da una delle rare parti cantate, in questo caso molto stile country. Subito dopo si viene assaliti da una chitarra molto aggressiva, sostenuta da una batteria come non si era sentito nei precedenti 20 minuti; è un lampo: "The broken path" dura un paio di minuti ma avrebbe potuto essere sviluppato un po' di più. Con "Glares of mind" torniamo alla normalità e, dopo di essa, è la volta della già conosciuta "Pushing together", molto genesisiana, di "You'll become rain", dal testo delicato come il titolo, per concludere alla grande con "The way home".
Appena uscito l'album, Harmonie ha nominato gli Eris Pluvia come futuri giganti, ma il loro, si sa, è un giudizio abbastanza di parte. Io che non sono di parte, posso dire "Rings of earthly light" concorre senz'altro al titolo di miglior album del '91.
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