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EXSIMIO Carbono 14 Mylodon / Musea Records 2005 CHI

Exsimio, Akineton Retard, Sarax, Tryo, Arbrete Gandul, Jaime Rosas Cuarteto. Con questo non intendo fare nessun parallelismo, ma semplicemente porre l’accento su un momento particolarmente felice per le produzioni cilene di prog.
Questi Exsimio sono un quartetto proveniente, appunto, dal Cile, insieme dal 1996 e al secondo lavoro. Il primo, omonimo è del 1999, non raccolse grandi successi internazionali, ma si distinse per il grande impatto musicale delle due chitarre di Corcione e Varela che, immagino, non vadano mi a dormire senza la foto di Robert Fripp sul muro di fronte.
Questo nuovo lavoro conferma le impostazioni stilistiche del primo lavoro, anzi direi che ne ricalca fedelmente le scelte, creando anche un po’ di ripetitività d’ascolto.
Come si è detto, Fripp è lo spettro principe di questo gruppo, contorto nelle ritmiche e nelle intersecazioni strumentali, con rimandi ad altri noti assimilatori dell’arte crimsoniana nervosa, neurotica e aggressiva, quali i Liquid Tension Experiment.
Va bene, sarà la storia a mettere nero su bianco, ma non credo che questo disco possa rimanere negli annali della storia prog, ma attenzione che non è un lavoro da buttar via. Il discorso ruota sempre attorno a quello che è scelta o quello che è DNA: quando quattro ragazzotti si mettono assieme per fare musica si decide a tavolino quello che fare, oppure si lascia scorrere la fantasia e si vede quel che viene fuori? In questo caso spero sia la seconda ipotesi, perché altrimenti la proposta avrebbe un ché di sfacciato.
Il lavoro non è interamente strumentale, ma talvolta compare la voce del bassista Carlos Perez, non sotto forma di cantato vero e proprio ma con un’espressività più recitativa che lirica, sinceramente non è mi abbia colpito positivamente, come nel quarto brano “El Juicio II” e in “Haploide” sicuramente, per quel che posso capire dalla lingua siamo di fronte a testi dai risvolti politici e sociali, sicuramente pregni di significati edificanti.
Non si possono nascondere, a tratti, movimenti riconducibili al metal-prog teatriano, con una doppia cassa frullante e tempi pluricomposti in continua successione, ma non c’è troppa ostentazione e presto si ritorna ad arpeggi crimsoniani, tali da poter quasi definire il lavoro come una dilatazione spazio temporale di “Indiscipline”.
Tra i brani senz’altro da segnalare l’opener “Ser En El Ensueño” che seppur breve concentra bene lo spirito del disco, la penultima “Fragmentos” con un bel basso in evidenza e un duetto ritmico brufordiano molto interessante.
Comunque sufficiente il giudizio finale, per un lavoro che non può e non deve far esaltare nessuno, ma si pone gradevolmente su un livello che può essere apprezzabile sia dai progressiti metallici, sia da quelli più romantici o alla ricerca di musica articolata e ricca di rimandi al passato, rivista con occhio molto centrato nel tempo corrente.

 

Roberto Vanali

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