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EGDON HEATH |
Nebula |
Cymbaline |
1996 |
NL |
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La band olandese è al suo 4° CD in 9 anni e ognuno di essi è, per certi versi, diverso dagli altri. Gli EGDON HEATH si sono comunque sempre mantenuti all'interno di un'aurea media, producendo un rock dai connotati spesso vicini all'AOR, con grande utilizzo di tastiere e una sapiente ispirazione nel costruire i brani. La loro unica puntata decisa verso il Prog sinfonico ("The killing silence" 1991) dette risultati un po' insoddisfacenti; con questo "Nebula" il discorso si fa parzialmente un po' di più AOR oriented ma, al tempo stesso, esso risulta essere, a mio giudizio, il disco meglio riuscito. Di AOR non c'è comunque molto più di certe atmosfere e certi utilizzi delle voci: il gruppo è ancora tranquillamente inseribile nella categoria Prog, non preoccupatevi. La costruzione dei brani è, per la maggior parte, lontana dalla linearità e dalla fruilbilità eccessiva; basti ascoltare i 12 minuti di "As Ri-pley would say..." o il brano intitolato "Buried inside", nella cui parte centrale la parola passa addirittura ad un'orchestra. Le soluzioni più americaneggianti le troviamo nella parte centrale del CD, in brani come "Head in the sand" o "Peace of the brave"; anche questi brani tuttavia racchiudono in sé una gemma, quella che il gruppo vi inserisce e che non si riduce al semplice cambio di tempo artificioso, ma è bensì sintomo di una creatività musicale ormai matura e consapevole dei propri mezzi. I musicisti degli EH non sono più di primo pelo infatti, ed il nucleo originale di 5 musicisti sta insieme da sempre, guidato dagli italiani Aldo Adema e Marcel Copini; ad essi si sono poi aggiunti un secondo tastierista, durato lo spazio di un disco, ed un vocalist d'eccezione quale Maurits Kalsbeek. Il disco si presenta molto bene, dunque; se amate un Progressive tecnologico, con sonorità moderne, che non stravolgono tuttavia quanto c'è da apprezzare negli EH, il prodotto è anche per voi...
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Alberto Nucci
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