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ERIS PLUVIA |
Third eye light |
Vinyl Magic/AMS |
2010 |
ITA |
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Per molti questo cd è un momento atteso da tanto tempo. Gli Eris Pluvia sono stati infatti una delle band più rappresentative del panorama italiano tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo. Sono rimasti con un solo album all’attivo, ma splendido: quel “Rings of earthly lights”, datato 1991, che - oggi possiamo dirlo - è una delle prove (non proprio tantissime) di quel periodo che meglio ha retto al trascorrere del tempo… Dopo di allora un lungo silenzio, intervallato da alcuni progetti in qualche modo collegati al mondo del gruppo (Ancient Veil e Narrow Pass), ma le speranze degli appassionati si sono sempre mantenute vive, visto che gli Eris Pluvia hanno continuato a dare rassicurazioni sul fatto di non essersi mai sciolti e di avere tutte le intenzioni di pubblicare qualcosa di nuovo. A distanza di ben diciannove anni, con una formazione parzialmente rinnovata e composta oggi da Alessandro Cavatorti (chitarre), Marco Forella (basso), Matteo Noli (voce e chitarre), Paolo Raciti (piano e tastiere) e Daviano Rotella (batteria), ecco finalmente “Third eye light”. Quasi a far capire che intendono ripartire esattamente da dove ci avevano lasciati, gli Eris Pluvia aprono il nuovo cd con la title-track, caratterizzata da un rock romantico di grande qualità: inizio con un sound d’atmosfera e con chitarra acustica e flauto che dialogano delicatamente, poi l’entrata della sezione ritmica e le note della sei corde elettrica conferiscono una maggiore solennità, accentuata anche dalle parti cantate. E si prosegue esattamente su queste coordinate, con un rock sinfonico di grande qualità, che alterna eleganza, pacatezza, maestosità e spinte appena un po’ più impetuose, mostrando, oggi come ieri, influenze derivanti dalla musica classica e dai grandi del progressive dei seventies del calibro di Camel, Genesis e Pink Floyd. Le cose che ancora una volta colpiscono maggiormente sono le trame sempre raffinate che gli strumenti sono capaci di tessere interagendo tra loro (e di nuovo il flauto gioca spesso un ruolo importante) e, soprattutto, un senso che sembra innato per la melodia di alta scuola, nei momenti strumentali così come in quelli cantati. “Third eye light” è un seguito ideale, quindi, di quella perla che era stato il debutto degli Eris Pluvia. Non mi sento di dire che ne viene eguagliato il valore, ma anche questo nuovo album si attesta su standard qualitativi elevati e fa piacere ritrovare così in forma un gruppo che ancora può essere visto come uno degli orgogli italiani del progressive di estrazione romantica degli ultimi venti anni.
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Peppe Di Spirito
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